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Kosovo, l’ultimo tentativo dell’Ue e la reazione di Belgrado

Sui media serbi fa capolino il cosiddetto “non-paper” redatto da Francia e Germania, che conterrebbe l’isolamento politico e istituzionale dei leader della Republika Srpska, ovvero il presidente Milorad Dodik, il primo ministro Radovan Višković e il presidente dell’Assemblea nazionale Nenad Stevandić. Cosa c’è scritto nel documento e la reazione di Belgrado

Nessuno può dire apertamente che questo sarà forse l’ultimo tentativo dell’Ue per provare a chiudere la diatriba tra Kosovo e Serbia, ma quantomeno la responsabile della politica estera dell’Ue Kaja Kallas sta facendo un ulteriore sforzo che segue il caos dopo gli accordi di Ocrida. In occasione di un viaggio nei Paesi dei Balcani occidentali, quelli per intenderci interessati alla cosiddetta “riunificazione balcanica” (copyright Giorgia Meloni), ha chiesto a Pristina di normalizzare i rapporti con Belgrado e di lavorare davvero per una de-escalation nel nord del paese. Ma a sollevare un polverone ecco il non-paper franco tedesco che la Serbia definisce una provocazione.

L’azione dell’Ue

La premessa è una e non potrebbe essere altra: Bruxelles ha bisogno di “fatti”, non solo di parole. Lo ha ribadito Kallas ai suoi interlocutori, anche in considerazione di un altro elemento niente affatto secondario. L’Ue ha compiuto tutti i passi necessari per stemperare le tensioni tra Pristina e Belgrado, favorendo incontri e tavoli, evitando fughe in avanti, armandosi di pazienza dopo il crash degli accordi di Ocrida. Per cui spetta alle parti trovare un terreno comune, sempre se l’intenzione è quella di procedere come annunciato. Secondo Kallas per la Serbia la normalizzazione delle relazioni con il Kosovo “non significa solo migliorare i legami; è fondamentale per il futuro europeo della Serbia”. Ma i due leader di Serbia e Kosovo non si incontrano dal settembre 2023 e l’ultimo tentativo di riunirli datato giugno 2024 è fallito.

Revoca sanzioni

Quindi ha annunciato la novità politica: l’Ue ha iniziato a revocare gradualmente le misure sanzionatorie nei confronti del Kosovo introdotte nel giugno 2023. “Questa decisione apre la porta a maggiori opportunità di sviluppo per i cittadini del Kosovo ea legami più stretti con l’Europa, ma è condizionata a un continuo processo di de-escalation nel nord”. Secondo l’Alta rappresentante dell’Ue per la Politica estera questa iniziativa potrà provare a dare una chiave di lettura diversa, anche perché i due partner devono essere alla pari al tavolo delle trattative. “Per coloro che ancora ne dubitano, voglio essere chiara: normalizzare i vostri rapporti è l’unica via futuro verso un più sicuro e prospero per le popolazioni di questa regione. La stabilità dipende dal dialogo, non dal confronto”, ha rimarcato.

Qui Belgrado

Ma all’orizzonte ci sono nubi. Del tema si è parlato a Belgrado in occasione del Consiglio per la sicurezza nazionale serbo, con particolare attenzione alla situazione della sicurezza nella regione balcanica (Kosovo e Bosnia-Erzegovina), alla presenza del capo di stato maggiore delle Forze armate serbe, generale Milan Mojsilovic e del presidente Aleksandar Vucic. Al centro del meeting il non-paper predisposto da Germania e Francia sulla Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del Paese, che secondo Mojsilovic “peggiora la posizione della Republika Srpska”. Sul dossier Kosovo il governo serbo ritiene che i maltrattamenti e soprusi non aiutano la soluzione del puzzle: “Siamo testimoni quotidianamente di azioni unilaterali che mettono in pericolo le minoranze, in questo caso dei serbi”, ha sottolineato.

Il tema del non-paper

Sui media serbi fa capolino il cosiddetto “non-paper” redatto da Francia e Germania, che conterrebbe l’isolamento politico e istituzionale dei leader della Republika Srpska, ovvero il presidente Milorad Dodik, il primo ministro Radovan Višković e il presidente dell’Assemblea nazionale Nenad Stevandić. Il piano prevede di eliminare il gruppo dirigente accusato di ostacolare l’integrazione della Bosnia-Erzegovina nella Nato e nell’Ue, sempre stando alla ricostruzione serba.

La reazione di Belgrado? Secondo Vucic si tratta di una provocazione deliberata, anche in vista della prossima visita di Milorad Dodik a Mosca. Secondo Radovan Kovačević, delegato serbo alla Camera dei Popoli del parlamento statale, l’iniziativa franco-tedesca è “un approccio ipocrita” che esclude ogni dialogo. “Non vogliono parlare con noi, ma solo decidere come punirci. Questa è una condotta post-coloniale, non diplomatica”.


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