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La Croisette, palcoscenico perfetto per le guerre ibride del nostro tempo. Scrive Arditti

L’incendio a Nizza e il blackout a Cannes ci ricordano l’urgenza di affrontare le nuove minacce. L’Europa deve dimostrare di saper reagire per proteggere le sue infrastrutture e preservare la sua stabilità politica e sociale

La notizia è di poche ore fa. L’incendio doloso di un trasformatore elettrico a Nizza lascia al buio migliaia di cittadini, alimentando sospetti di un attacco deliberato. Il sindaco Christian Estrosi definisce l’evento un “atto doloso”, mentre indagini preliminari puntano a gruppi anarchici, noti per azioni contro infrastrutture tecnologiche, come quelle contro concessionarie Tesla a Roma o in Germania. Ma l’episodio di Nizza non è isolato. Durante il Festival di Cannes 2025, un blackout causato da un altro incendio doloso interrompe le proiezioni, colpendo un evento simbolo della cultura globale. Questi incidenti si inseriscono in un contesto più ampio di sabotaggi che colpiscono infrastrutture critiche, come cavi sottomarini e reti energetiche, sollevando interrogativi su una guerra ibrida orchestrata da potenze come Russia e Cina per testare la resilienza dell’Occidente.

La guerra ibrida non è una novità, ma la sua intensità sta crescendo. Negli ultimi due anni, l’Europa ha assistito a una serie di attacchi mirati. Nel novembre 2024, due cavi sottomarini in fibra ottica nel Mar Baltico, uno tra Finlandia e Germania (C-Lion1) e l’altro tra Svezia e Lituania, sono stati tagliati, con sospetti su una nave cinese, la Yi Peng 3, che avrebbe trascinato un’ancora per oltre 100 miglia. Nel dicembre 2024, l’Eagle S, un petroliere legato alla “flotta ombra” russa, ha danneggiato il cavo elettrico Estlink 2 tra Finlandia ed Estonia, insieme ad altri cavi di comunicazione. Questi incidenti, avvenuti in un’area strategica per l’Europa, non sono assolutamente casuali.

La pista anarchica, pur plausibile per Nizza e Cannes, rischia di essere una cortina di fumo. Gli anarchici possono agire come esecutori, ma la regia potrebbe essere di attori statali. La Russia, in particolare, è sospettata di condurre una campagna di sabotaggi per destabilizzare l’Europa, specialmente dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022. Il Cremlino, attraverso il suo Direttorato per la ricerca in acque profonde (Gugi), dispone di navi come la Yantar, equipaggiate per tagliare cavi sottomarini. Nel 2023, la Yantar è stata avvistata vicino a infrastrutture critiche irlandesi, suscitando allarme. Anche la Cina, pur meno esplicita, ha precedenti: nel 2023, navi cinesi hanno danneggiato cavi vicino alle isole Matsu di Taiwan, un’azione letta come intimidazione.

Questi attacchi sono prove di un conflitto asimmetrico, progettato per sfruttare le vulnerabilità occidentali senza innescare una guerra aperta. Le infrastrutture critiche, come cavi sottomarini e trasformatori elettrici, sono bersagli perfetti: la loro compromissione causa disagi immediati, erode la fiducia nei governi e amplifica l’instabilità. Secondo il Carnegie Endowment, l’Europa deve investire in resilienza, ridondanza e sorveglianza per proteggere queste risorse. La Nato ha risposto con la missione Baltic Sentry, lanciata a gennaio 2025, che utilizza droni sottomarini e pattugliamenti per monitorare il Baltico. L’Unione europea, dal canto suo, ha proposto un piano per cavi più resistenti e una Cable Security Toolbox entro il 2025.

Tuttavia, la sfida è immensa. I cavi sottomarini, che trasportano dati per trilioni di dollari al giorno, attraversano zone economiche esclusive e acque internazionali, complicando la sorveglianza. La dipendenza dell’Europa da queste infrastrutture, unita alla difficoltà di attribuire con certezza gli attacchi (come dimostrato dai casi del Nord Stream nel 2022), rende la difesa complessa. La Russia nega ogni coinvolgimento, accusando l’Occidente di propaganda, mentre la Cina rimane ambigua, complicando le risposte diplomatiche.

L’Occidente deve agire con urgenza. Rafforzare la cooperazione tra Nato, Unione europea e operatori privati è cruciale per mappare e proteggere le infrastrutture. La creazione di reti ridondanti e l’adozione di tecnologie di monitoraggio avanzate, come sensori subacquei, possono ridurre i rischi. Inoltre, servono sanzioni più severe contro chi viola le normative marittime, come proposto dall’Unione europea per le flotte ombra. Gli episodi di Nizza e Cannes sono un monito: la guerra ibrida è già qui, e l’Europa deve dimostrare di saper reagire, non solo per proteggere le sue infrastrutture, ma per preservare la sua stabilità politica e sociale in un mondo sempre più instabile.


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