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È l’istruzione la voce delle donne afghane invisibili. La testimonianza di Maria Bashir

In un Paese profondamente patriarcale, segnato da una lunga guerra, da crisi economica e aumento della povertà, catastrofi naturali, violenza, abusi e sfruttamento femminile, l’istruzione è speranza di salvezza per un futuro diverso nel quale le donne vorrebbero ancora credere. La voce appassionata e lo sguardo fiero di Maria Bashir sono eco di questa speranza. Per tutte le donne. Chi c’era e cosa si è detto all’incontro dal titolo “Afghanistan. Sharia. Donne. Una straordinaria testimonianza”, promosso da Med-Or Italian Foundation e Università Luiss Guido Carli

Donne e ragazze senza diritti, non sono ammesse all’istruzione superiore e non possono lavorare né viaggiare, se non accompagnate da un familiare di sesso maschile. Non possono accedere a parchi pubblici, hammam, palestre e persino centri estetici. Costrette a coprirsi quando escono in pubblico, indossando un velo integrale per il corpo e che nasconda il viso.

Sono le afghane, che sopravvivono ad un’oppressione sistematica dei loro diritti umani che alimenta sofferenza e infrange sogni. Prigioniere di un destino infernale: la condizione femminile, in Afghanistan, dal 2021. Donne rese invisibili, inesistenti, dopo una relativa libertà garantita nei vent’anni precedenti dalla presenza delle truppe occidentali. Ridotte al silenzio e cancellate dalla società in nome della Sharia, nell’islamismo interpretato dai Talebani, in un clima di terrore in cui la polizia morale applica con rigore estremo la legge religiosa.

Ha dato voce a quelle donne un toccante incontro dal titolo “Afghanistan. Sharia. Donne. Una straordinaria testimonianza”, promosso il 26 maggio da Med-Or Italian Foundation e Università Luiss Guido Carli, nell’ambito di una collaborazione scientifica e culturale tra le due istituzioni. Ospite Maria Bashir, costretta a fuggire dal proprio Paese, “colpevole” di essere donna, madre e prima procuratrice generale dell’Afghanistan.

“Rea di aver sfidato il potere assoluto e di aver testimoniato con il suo operato che sistema politico e religione possono convivere rispettandosi. Non tolleranza paternalistica, il rispetto è parità nella reciprocità, lo si deve innanzitutto a sé stessi, a ogni persona e a ogni cultura”, come ha spiegato Gaetano Quagliariello, dean della Luiss School of Government.

Sono le drammatiche immagini degli afghani in fuga nel 2021, che il presidente Med-Or, Marco Minniti, evoca nel “personale convincimento” che abbiano avuto significato, per alcuni, anche per una possibile sconfitta dell’Occidente, in un mondo interconnesso anche nella tutela dei diritti umani.

Mentre l’avvocata Federica Mondani, intervenuta all’incontro, ricorda il progetto sulle prospettive di genere delle operazioni militari promosso dal ministero della Difesa insieme alla procuratrice afghana nel 2021, Maria Bashir offre in Italia una testimonianza di vita. Nel 1996, durante il regime talebano, garantiva istruzione clandestina alle ragazze lottando per la libertà da ogni violenza. Giudice impegnata a contrastare corruzione, criminalità, abusi domestici, soggetta a continue minacce di morte. Nel 2006 procuratrice generale, dopo il ritorno dei radicali al potere nel 2021 è stata costretta all’esilio con i figli, ma non ha mai interrotto il suo attivismo dall’Italia.

Determinata senza tregua a non abbandonare le connazionali in patria, è sempre a fianco delle donne afghane. Ha ricevuto premi e riconoscimenti e le è stata conferita la cittadinanza italiana per meriti straordinari. La rivista Time l’ha inserita, nel 2011, tra le cento persone più influenti e autorevoli del mondo, per idee che accendono dialogo e dissenso, a volte anche rivoluzioni.

Porta con sé il dolore di essere donna in quello che adesso è l’Emirato islamico dell’Afghanistan, nell’incontro alla Luiss, alla presenza di Autorità civili e militari, rappresentanti delle istituzioni e del mondo accademico, giornalisti e studenti, descrive in lingua dari discriminazione e segregazione femminile, oppressione e privazione dei diritti fondamentali da parte del regime, che non esita a definire “apartheid di genere”.

“Guerriere silenziose, non le abbandoniamo con l’indifferenza”, afferma la procuratrice di Herat rivolgendo il suo accorato appello al mondo affinché le donne della sua terra non siano dimenticate dalla comunità internazionale. “L’indifferenza globale rafforza la tirannia”. “L’allontanamento delle donne dalla vita pubblica ha paralizzato l’economia del Paese e ha causato loro una crisi psicologica, per essere state derubate della libertà e del futuro. Rivolgo un appello alle autorità internazionali e alle università: vi imploriamo di prestare attenzione alla situazione delle donne e delle ragazze afghane, non lasciate che non ricevano un’istruzione”. “L’istruzione non è un privilegio, è un diritto fondamentale che deve essere garantito” E, ringraziando l’Italia, afferma ancora “bisogna amplificare la voce delle donne afghane che continuano a lottare con coraggio e resilienza, camminando a testa alta. Solo attraverso la solidarietà globale possiamo ripristinare il diritto all’istruzione per le donne”.

Un appello che richiama tutti ad un’assunzione di responsabilità e a una piena consapevolezza per una drammatica vicenda che non può essere ritenuta circoscritta al Paese afghano. Tutelare i diritti delle donne anche per proteggere l’Occidente è il messaggio del presidente Minniti. “In questo momento l’Afghanistan è tra i principali incubatori del terrorismo internazionale. Ricordando la storia di Maria Bashir – una donna e un magistrato fortemente coraggiosa, che ha sacrificato tutto ai principi di libertà e di uguaglianza nel suo Paese – non facciamo un’azione di buona volontà, ma anche un’azione che tutela noi stessi: non ci possono essere zone in cui i diritti vengono dimenticati, perché il rischio è che a un certo punto vengano dimenticati dappertutto”, ha evidenziato. “Il ritiro drammatico e affrettato dall’Afghanistan non è un punto d’orgoglio per la comunità internazionale”. “Nella ricostruzione dell’Afghanistan abbiamo commesso degli errori, su cui dobbiamo riflettere: nel momento in cui si avvia una transizione, questa deve essere ordinata, deve garantire i diritti delle persone e non abbandonare nessuno. L’idea di un sistematico isolamento e di un ruolo drammatico di sottomissione delle donne è inaccettabile, ci porta all’età della pietra”, ha aggiunto il presidente di Med-Or.

In un Paese profondamente patriarcale, segnato da una lunga guerra, da crisi economica e aumento della povertà, catastrofi naturali, violenza, abusi e sfruttamento femminile, l’istruzione è speranza di salvezza per un futuro diverso nel quale le donne vorrebbero ancora credere. La voce appassionata e lo sguardo fiero di Maria Bashir sono eco di questa speranza. Per tutte le donne.


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