Non solo economia (“via i dazi interni Ue”) nell’intervento della premier dinanzi agli industriali, ma anche molti spunti di prospettiva e di relazioni, anche sul respiro euroatlantico, che è sempre nei pensieri di Palazzo Chigi. Il recente incontro a Roma fra il vicepresidente Usa, JD Vance, e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, “è stato l’inizio di un dialogo, che l’Italia ha continuato a facilitare anche in questi giorni, che va portato avanti con saggezza e con buon senso e, se posso permettermi, anche con un approccio più politico che burocratico”
Serietà, efficacia, visione di sviluppo di lungo termine. Sono i tre pilastri che il presidente del consiglio Giorgia Meloni ha messo in evidenza all’Assemblea di Confindustria dinanzi a un ricco parterre politico e industriale. Segno che, da un lato, è fondamentale rivendicare una rotta tracciata a perseguita e, dall’altro, è altrettanto importante capire come le nuove coordinate potranno rivelarsi utili per compiere il viaggio nell’era della post modernità. Dazi interni Ue prossimo step.
Italia credibile
Punto di partenza sta nel crederci: lo dice chiaramente il premier che bisogna ancora fare tanto, però l’Italia ha le carte in regola per invertire la rotta, ma “la prima cosa che noi dobbiamo fare è crederci, quindi pensate in grande perché io farò lo stesso”. In questo senso i rilievi alfanumerici sono incoraggianti, più di proclami o promesse: i mercati e i risparmiatori dicono che l’Italia è credibile di fronte a un quadro economico finanziario di straordinaria complessità. Non solo Meloni cita il livello dello spread, più che dimezzato dalla nascita dell’esecutivo, ma la borsa con performance record, il nuovo appeal dei titoli pubblici italiani, l’attrattiva ritrovata per gli investimenti, i giudizi delle agenzie di rating che hanno rivisto in positivo il giudizio dell’Italia, una cosa che non accadeva da circa 25 anni.
Quanti investimenti internazionali
E ancora, la scelta del fondo sovrano norvegese, il più ricco al mondo, di incrementare del 14% i propri investimenti in Italia, il “gettone” da 4,3 miliardi da parte di Microsoft per i data center, la decisione (da 3 miliardi) di Silicon Box di puntare sull’Italia come sede del nuovo maxi impianto per l’assemblaggio dei semiconduttori, la scelta siciliana di Google per realizzare una rete di cavi sottomarini in fibra ottica nel Mediterraneo. E infine quella che sarà ricordata come la più grande apertura di credito straniera della storia recente, ovvero l’investimento da 40 miliardi da parte degli Emirati Arabi Uniti.
Il tema della rotta, poi, si presta a molteplici campi di applicazione, aggiunge la premier, ma a patto che sia messo in atto un lavoro si squadra, remando “tutti nella stessa direzione, che è una cosa che non sempre accade in questa Nazione, ma quando ci riusciamo la rotta si può invertire”. In secondo luogo serve fare le scelte “perché quella rotta possa essere invertita”. La direttrice di marcia imboccata dal governo, come è noto, poggia sulla consapevolezza che senza una gestione oculata dei conti non è possibile solo immaginare una fase operativa con delle adeguate garanzie, materiali e anche valoriali. Per questa ragione il governo ha scelto di essere “serio nella gestione dei conti pubblici, concentrare le risorse sulle priorità reali, darsi una strategia, avere il coraggio di dire no alle misure assurde che dilapidavano le casse dello Stato”.
Roma-Bruxelles-Berlino
Ma la presenza della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha rappresentato anche l’occasione per allagare il discorso, da Roma a Bruxelles. In questo senso si colloca il ragionamento meloniano sulla competitività dell’intero sistema produttivo europeo propedeutica al “coraggio di contestare e correggere un approccio ideologico alla transizione energetica che ha procurato enormi danni alla sostenibilità economica e sociale delle nostre società, senza peraltro produrre i vantaggi ambientali che erano stati decantati”. Da Bruxelles a Berlino il passo (anche politico) è breve, dal momento che l’auspicio di Meloni è che “molto altro possa cambiare con il nuovo governo tedesco”. Non solo Italia e Germania sono le due principali economie manifatturiere d’Europa, ma se riescono a collaborare e trovano una piattaforma comune d’azione, “allora ci sono le condizioni per ottenere ottimi risultati”. Nettamente connesso è il tema verde, che poggia tutto sul Green deal europeo: “Alcune scelte sono state fatte perché si è voluto anteporre l’ideologia al realismo e questo ha avuto un risultato conveniente, che molti di noi qui in questa sala, anche dai punti di vista diversi, avevano previsto e denunciato. Qualcuno ha scelto deliberatamente di validare una strategia che metteva i nostri prodotti fuori mercato per inseguire a tutti i costi, ma contro ogni logica, scelte che erano nemiche dell’industria europea”. Nei fatti, aggiunge, è l’automotive il comparto che sta pagando il prezzo più alto. E l’eliminazione dei dazi interni Ue sarebbe la chiave di volta.
Ue-Usa
Infine il respiro euroatlantico, che è sempre nei pensieri della premier, non fosse altro perché il recente incontro a Palazzo Chigi fra il vicepresidente Usa JD Vance e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, “è stato l’inizio di un dialogo, che l’Italia ha continuato a facilitare anche in questi giorni, che va portato avanti con saggezza e con buon senso e, se posso permettermi, anche con un approccio più politico che burocratico”. Il riferimento non è solo al fronte delle relazioni commerciali, “ma su molti ambizioni sui quali abbiamo bisogno che Europa e Stati Uniti lavorano nella stessa direzione, nel segno della libertà, della democrazia, dei valori che uniscono le due sponde dell’Atlantico”. A dimostrazione di come lo sforzo geopolitico concentrato verso la realizzazione di un’Italia globale ha e avrà conseguenze precise e apprezzabili anche nel mondo industriale italiano.