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Per Meloni l’Asia centrale è una priorità. Polato (Ecr) spiega perché

Risorse energetiche, sfide ambientali, sicurezza regionale, commercio, stabilità: tutti temi ben presenti nella nostra agenda. Il Trans Caspian Transport Corridor? Di importanza centrale per i flussi energetici e di trasporto: serve ad “avvicinare” aree geografiche contigue che purtroppo il conflitto russo-ucraino ha allontanato. Conversazione con l’eurodeputato di Ecr/FdI, Daniele Polato

Le attenzioni che Roma rivolge all’Asia centrale sono le stesse che in quell’area così strategica ripone Bruxelles, segno che esiste un potenziale economico non indifferente. Così l’eurodeputato di Ecr/FdI Daniele Polato, membro della delegazione per le relazioni con i Paesi del Sud-est asiatico, che in questa conversazione con Formiche.net analizza i temi al centro del viaggio della premier in Uzbekistan e Kazakhstan, anche alla luce dei riverberi europei dei progetti in atto, come il Trans-Caspian Transport Corridor.

Perché l’Asia centrale è diventata una delle priorità geopolitiche del governo?

Ritengo che l’Asia centrale non sia “diventata” ma “è” una priorità del Governo Meloni, visto l’impegno posto in questa regione dall’inizio del mandato. Risorse energetiche, sfide ambientali, sicurezza regionale, commercio, stabilità… sono tutti temi ben presenti nella nostra agenda, e non a caso anche al centro del recente seminario “Italia e Asia Centrale” tenutosi il 14 maggio alla presenza del vice ministro degli Esteri Edmondo Cirielli. Inquadrerei quindi la visita della Presidente Meloni come elemento che si inserisce pienamente in questo disegno e in questa attenzione dell’Italia all’Asia centrale. Attenzione che è pure condivisa in Unione Europea: l’Asia centrale, in definitiva, è importante per tutti noi.

In che maniera un’infrastruttura nevralgica come il Trans-Caspian Transport Corridor, che collegherà l’Europa e l’Asia, potrà rafforzare non solo i legami economici e la sicurezza energetica nella regione, ma anche l’export italiano?

Il Trans Caspian Transport Corridor è di importanza centrale per i flussi energetici e di trasporto, ma ha anche una evidente valenza politica: serve ad “avvicinare” aree geografiche contigue che purtroppo il conflitto russo-ucraino ha allontanato. Non è un caso che la stessa Unione Europea guardi con attenzione al TCTC. Il potenziale economico e politico è evidente: si tratta di contribuire, come Italia, non solo allo sviluppo delle infrastrutture, ma anche allo sviluppo del commercio e e delle relazioni verso l’Asia centrale. I vari Paesi sono diversi, con diverse economie, ma i margini di crescita per la presenza italiana nella regione ci sono tutti. E infatti negli anni la nostra cooperazione è cresciuta: il TCTC permetterà di continuare in questo percorso. Inoltre, con l’Italia e l’Europa, possiamo offrire forme di cooperazione commerciale non predatorie, come invece stanno cercando di fare altre potenze della regione.

Nel settore energetico la cooperazione italiana può contribuire a fare la differenza in vari scenari: come sfruttarla al meglio?

L’Italia, purtroppo, è un Paese povero di materie prime, e soprattutto di quelle fonti energetiche che restano centrali nella nostra economia e per la nostra industria. I paesi dell’Asia centrale, invece, hanno grandi potenzialità energetiche, e non è un caso che già da anni primarie imprese italiane siano presenti nell’area. In questa fase storica la diversificazione delle fonti di approvvigionamento è essenziale, per evitare che dipendenze troppo forti da un singolo soggetto possano perturbare i mercati: una intensificazione dei rapporti commerciali, unita al know how che l’Italia ha già nella regione penso siano gli asset migliori che possiamo offrire ai soggetti italiani interessati ad investire nella regione. Ma non è tutto.

Ovvero?

Non è una questione di “prendere”, ma anche di dare: nel 2024 per esempio il vice ministro Cirielli aveva presentato un progetto sul Lago d’Aral; la questione ambientale in Asia centrale è complessa e delicata. Anche in questo caso la tecnologia e la presenza italiana possono fare la differenza, supportando le varie necessità della regione.


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