Alla Casa Bianca, con un ordine esecutivo Trump introduce la politica della “most favoured nation”: prezzi ribassati fino al 90% e addio agli intermediari. Robert F. Kennedy Jr., segretario alla Salute e ai servizi umani (Hhs): “L’Europa deve pagare la sua parte”
“Pagheremo il prezzo più basso esistente al mondo. Chiunque stia pagando il prezzo più basso, noi pagheremo quel prezzo”. Così il presidente statunitense Donald J. Trump ha annunciato oggi le nuove misure contenute nell’ordine esecutivo annunciato la scorsa notte, destinato a ridisegnare il mercato globale dei farmaci.
L’ANNUNCIO CONGIUNTO
Accanto a lui, in un tableau altamente simbolico, Robert F. Kennedy Jr., segretario alla Salute e ai servizi umani (Hhs), Jay Bhattacharya, direttore dei National institutes of health (Nih); Marty Makary, direttore della Food and drug administration (Fda) e Mehmet Öz, amministratore dei centri per i servizi Medicare e Medicaid. Insieme, hanno presentato i capisaldi della nuova strategia: l’introduzione della politica most favoured nation, con una “riduzione dei prezzi tra il 59% e il 90%, forse anche di più” ha spiegato il presidente, e l’eliminazione dei middlemen – il riferimento è ai Pharmacy benefit managers (Pbms), intermediari tra assicurazioni, industrie e pazienti.
IL POST SU TRUTH E I MERCATI
Il presidente aveva anticipato l’annuncio già alla mezzanotte italiana, con un post sul social Truth, in cui aveva affermato relativamente ai prezzi dei farmaci: “Saliranno nel resto del mondo per equalizzare e, per la prima volta dopo anni, garantire equità agli Stati Uniti”. L’effetto sui mercati è stato immediato. Le azioni delle principali aziende farmaceutiche ne hanno risentito sia negli Stati Uniti che in Europa, con ripercussioni anche in Asia: in Giappone il settore farmaceutico ha chiuso con un -6,5%, la peggiore performance tra i 33 sotto-indici industriali della Borsa di Tokyo. Negli Stati Uniti, invece, dopo un iniziale calo nel pre-market, diversi titoli hanno recuperato terreno: Merck è salito a +4,3%, Pfizer a +2,7% e Gilead Sciences a +4,7%.
RFK: L’EUROPA PAGHI LA SUA PARTE
Nel corso della conferenza stampa odierna, Trump ha accusato apertamente l’Unione europea: “I pazienti americani hanno finito con il sovvenzionare i sistemi sanitari socialisti della Germania e di tutta l’Ue”. “Ora inizieranno a pagare di più per la sanità, e noi pagheremo di meno”, ha spiegato. A rincarare la dose ci ha pensato Robert F. Kennedy Jr., secondo cui “l’Europa deve pagare il suo share di innovazione”. La mossa odierna si innesta su un ordine esecutivo firmato da Trump lo scorso aprile, che già anticipava una stretta sulla spesa farmaceutica. Quell’ordine delineava tre direttrici principali: la modifica al programma Ira di negoziazione prezzi di Medicare, l’accelerazione dell’approvazione di equivalenti e biosimilari da parte dell’Fda e la revisione dei rimborsi Medicare e Medicaid. Il messaggio è chiaro. Per il Tycoon non sarà più accettabile che gli Stati Uniti paghino i farmaci più del resto del mondo. “Le Big Pharma dovranno adeguarsi volontariamente – ha avvertito Trump – oppure ci penserà il governo federale”. “Faremo tutto il possibile per supportare questo ordine esecutivo”, ha affermato Makary.
QUALI CONSEGUENZE
Non mancano le critiche. La politica della “nazione più favorita” potrebbe essere facilmente aggirata: i produttori, infatti, potrebbero negoziare sconti riservati con i governi stranieri, mantenendo artificialmente alti i prezzi negli Stati Uniti. Altri sottolineano il rischio di un impatto negativo sull’innovazione. Ridurre drasticamente i profitti del settore potrebbe, infatti, scoraggiare gli investimenti nella ricerca e rallentare lo sviluppo di nuovi farmaci. Altri ancora sottolineano come l’ordine esecutivo sia destinato a incontrare ostacoli legali – nel 2020 infatti una proposta simile fu bloccata dopo essere stata impugnata dall’industria e successivamente revocata dall’ex presidente Joe Biden – specialmente per il rischio di “eccedere i limiti previsti dalla legge federale”, ha spiegato l’avvocato esperto di politiche sanitarie Paul Kim a Reuters. Ma sopratutto, da questa parte dell’Atlantico, cresce la preoccupazione per un possibile effetto boomerang. Se davvero gli Stati Uniti pagheranno il prezzo più basso a livello globale, il rischio concreto è che siano i Paesi europei a dover assorbire gli aumenti.