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Aggiornamenti sì, riforma no. La linea di Guerini sulla riforma dell’intelligence

Il presidente del Copasir ha sottolineato l’efficacia della legge 124 del 2007, evidenziando la necessità di mantenere e aggiornare la norma. Nei mesi scorsi aveva proposto l’istituzione un Consiglio di sicurezza nazionale e la definizione una Strategia di sicurezza nazionale per affrontare nuove minacce

“Prima di buttare un’esperienza al macero bisogna pensarci bene”, specie se “ha mostrato la sua efficacia”. Con queste parole, Lorenzo Guerini, deputato del Partito democratico e presidente del Copasir, ha ribadito la sua posizione su un tema che torna ciclicamente nel dibattito politico, quello della riforma dell’intelligence. L’ex ministro della Difesa è intervenuto al simposio di Fondazione Roma “La sicurezza tra realtà, percezione ed aspettative dei cittadini”.

Le parole di Guerini

Abbiamo avuto una riforma importante dell’intelligence, la legge 124 del 2007 che ha funzionato, che sta funzionando”, ha dichiarato Guerini. “Come ogni legge c’è la possibilità di manutenerla, di adattarla ai tempi, in parte è stato fatto, sono state fatte modifiche alla 124, in parte sono state fatte ulteriori innovazioni normative su altre leggi che però hanno rafforzato gli strumenti a disposizione dei nostri servizi”, ha aggiunto. In generale, il modello che prende un dipartimento di coordinato (il Dis) e due agenzie (l’Aise per l’estro e l’Aisi per l’interno) “ha funzionato”, ha detto ancora il presidente del Copasir.

Cosa aveva detto a febbraio

La posizione di Guerini è nota. Per esempio, a febbraio, in occasione della cerimonia di conferimento a Gianni De Gennaro del Premio Cossiga per l’Intelligence, aveva definito l’impianto della legge 124 del 2007, che ha rafforzato in maniera decisiva il controllo parlamentare (trasformando il Copaco in Copasir) “molto positivo e avanzato” sia nei principi sia nel metodo. Una posizione che aveva ricevuto il plauso di due figure centrali per quella riforma: De Gennaro, che è stato il primo direttore generale del Dis dal 2008 al 2011 e successivamente è stato Autorità delegata fino al 2013, e Gianni Letta, già sottosegretario con delega all’intelligence nei governi Berlusconi.

Il dibattito in corso

Quello stesso girono il sottosegretario Alfredo Mantovano, Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, aveva sottolineato che l’iniziativa per un’eventuale riforma “spetta ai parlamentari o al governo”. La legge 124 del 2007 “ha avuto degli interventi negli anni successivi, però la disponibilità è assoluta. Ovviamente attendiamo le iniziative parlamentari”, aveva spiegato. Due anni fa il sottosegretario aveva parlato dell’importanza di evitare “sovrapposizioni” tra i due servizi coordinati dal Dis (Aise e Aisi). Un anno fa, rispondendo a una domanda di Formiche.net, aveva confermato l’esistenza di un confronto pre-politico sulla riforma dell’intelligence.

Le nuove minacce

Le nuove forme di minaccia alla sicurezza nazionale richiedono nuovi approcci nell’architettura istituzionale ma anche nell’organizzazione interna all’intelligence. Guerini ha recentemente proposto di aggiornare prevedendo un Consiglio di sicurezza nazionale (di livello politico), una Strategia di sicurezza nazionale e l’obbligatorietà dell’Autorità delegata. Con l’annuncio del nuovo governo tedesco guidato da Friedrich Merz di dotarsi di un Consiglio di sicurezza nazionale presso l’ufficio del cancelliere, l’Italia rimane l’unico Paese membro del G7 a non avere né una Strategia né un Consiglio. Quanto, invece, all’organizzazione delle agenzie: per rafforzare l’integrazione intra-agenzia (con centri missione che riuniscono sotto lo stesso tetto operativi e analisti che si occupano di questioni specifiche) e inter-agenzia, come evidenziato su Formiche.net già un anno fa, bastano dei regolamenti, ovvero dei decreti del presidente del Consiglio dei ministri; per superare la distinzione tra interno ed esterno, invece, serve intervenire sulla legge 124 del 2007.


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