Xi legittima la guerra di Putin. La presenza del cinese durante la parata nella Piazza Rossa protegge il russo, raccontando chiaramente che Mosca e Pechino – con i loro partner – intendono sfidare insieme l’ordine post Seconda Guerra Mondiale creato dall’Occidente democratico. Messaggio chiaro per evitare isolamenti nell’asse delle democrazie
Nel giorno in cui Leone XIV fa la sua prima omelia – eletto Papa nel segno della pace, come ha ricordato nelle sue prime parole ai fedeli – Vladimir Putin predica la guerra, mostrando il volto tecnico e narrativo delle forze armate russe, che adesso invadono l’Ucraina seguendo la narrazione della lotta al nazismo di ottanta anni fa. Celebrando oggi, con la parata militare e politica, la Festa della Vittoria sul nazi-fascismo, Putin accosta infatti il successo nella Seconda Guerra Mondiale all’invasione su larga scala dell’Ucraina, identificando nella “Europa fascista” il nemico di allora.
L’accostamento tra la “Festa della Vittoria” e l’invasione dell’Ucraina si basa su una narrazione costruita per presentare la guerra attuale come la continuazione della lotta contro il nemico che ha segnato la storia della “madre-patria”. La retorica ufficiale russa assimila la “Grande Guerra Patriottica” del 1941-1945 all’aggressione in corso, rappresentandola come una missione di difesa nazionale. Durante le celebrazioni del 9 maggio, simboli come le fotografie dei caduti e il “nastro di San Giorgio”, vengono utilizzati per saldare idealmente i soldati russi di oggi a quelli che combatterono contro la Germania nazista.
Questa operazione narrativa mira a mobilitare il patriottismo, legittimare il conflitto e rafforzare il consenso interno attorno al regime, riducendo al minimo ogni distinzione tra passato e presente. Un revisionismo che punta a piegare la memoria storica a uso politico attuale, trasformando la commemorazione della vittoria del 1945 in uno strumento di propaganda per il presente. E Putin non è solo: il ministero degli Esteri di Pechino ha appena salutato il nuovo Papa con un comunicato in cui – auspicando la continuazione del dialogo sulla scia degli accordi bergogliani – ha evidenziato la necessità di lavorare per la “pace e la stabilità”. Ma intanto, il leader cinese, Xi Jinping, siede a fianco di Putin alla parata russa, legittimando di fatto la ricostruzione della Grande Russia putiniana.
Ieri, i due leader dell’asse CRINK, che con i satelliti Iran e Corea del Nord lavora contro la governance internazionale imposta dalle democrazie proprio dopo la Seconda Guerra Mondiale, hanno incontrato la stampa. Xi ha osservato che di fronte a cambiamenti globali, epocali e storici, Cina e Russia “dovrebbero comprendere fermamente la direzione delle relazioni bilaterali e la tendenza prevalente nello sviluppo umano, procedere con coraggio e convinzione, impegnarsi in un coordinamento globale e dare un contributo nuovo e maggiore allo sviluppo e alla rivitalizzazione reciproci e al rispetto dell’equità e della giustizia globali”.
Sorridenti, davanti ai militari delle unità che hanno bombardato fino a poche ore fa l’Ucraina – e continueranno a farlo nelle prossime ore – Putin e Xi mandano un messaggio al cosiddetto “Occidente”. La Cina è con la Russia in una partita complessa dove le forze “like-minded” cercano di stringersi, con maggiore intensità dal febbraio 2022, attorno ai valori condivisi della democrazia. È per questo che studiosi come Alexander Gabuev, direttore del Russia Center al Carnegie, invitano Donald Trump a evitare l’isolamento internazionale degli Stati Uniti, perché potrebbe mettere in crisi il modello democratico e portare allo smantellamento dell’architettura multilaterale.
Il rischio è che tutto ciò permetta a Cina e Russia di promuovere un ordine alternativo, costruito su strumenti finanziari e tecnologici propri, consolidando la loro influenza nel Sud globale. La guerra in Ucraina ha accelerato questa cooperazione, trasformando Mosca in un fornitore strategico per Pechino – e viceversa – e offrendo a entrambi un laboratorio per aggirare la supremazia occidentale. Il rischio, per Gabuev, è che Trump, con le sue politiche nei confronti di alleati storici (come gli europei, sebbene manchevoli in certi impegni), possa paradossalmente rafforzare la posizione dei loro regimi autoritari – sebbene sia la Cina che la Russia siano rivali con cui Washington sta facendo i conti.
L’allineamento tra i due ha valore enorme. Per Mosca, Pechino è un’ancora di salvezza, al punto che gli ucraini ci scherzano a proposito delle difese aere russe: il Cremlino ha raccolto attorno a Mosca molte delle batterie anti-aree, perché vuole evitare “sorprese”, ma da Kyiv ironizzano sul fatto che la migliore contraerea è proprio Xi seduto a fianco a Putin – perché nessuno si sognerebbe di mettere in pericolo il cinese. Per Pechino però Mosca conta altrettanto: la Russia permette alla Cina di amplificare la portata della sua narrazione anti-occidentale, oltre che fattori più circostanziati – ma cruciali – come l’approvvigionamento energetico.
Nella Piazza Rossa – mentre sfilavano T-34 (carro armato icona della Seconda Guerra Mondiale) al fianco dei moderni T-90 e T-14, missili strategici come gli Yars, accompagnati da cadetti e reparti speciali – lo show militare russo è stato trasformato in vetrina geopolitica. I due leader, insieme agli altri 29 che hanno accettato di partecipare al fianco di Putin, hanno innanzitutto puntato a dimostrare che Mosca non è isolata – come l’Occidente vorrebbe. E poi hanno marcato un nuovo momento nelle dinamiche globali.
Nel contesto, la presenza di nuovi sistemi come l’artiglieria da 152 mm indica un tentativo di mostrare innovazione tecnologica, nonostante le difficoltà logistiche e le perdite subite nel conflitto in Ucraina. Tuttavia, l’assenza di dettagli completi su alcuni mezzi e la riduzione di alcune componenti (come i sorvoli aerei massicci) potrebbe riflettere una certa cautela o limitazioni operative, come già osservato nelle parate del 2023 e 2024. In definitiva, come sempre dall’inizio del regime di Putin, la parata fa da cartina di tornasole delle ambizioni, e limitazioni, russe – e in questo caso racconta anche cosa hanno in comune con quelle cinesi.