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Gazprom è risorta, anzi no. Il trucco che smaschera Putin

Il colosso energetico russo, simbolo della potenza di Mosca, ha ricominciato a macinare ricavi. Ma solo per via di una spregiudicata politica di investimento che si sta traducendo in nuovo debito. E i conti non tornano. Ecco come se ne sono accorti gli esperti del Carnegie

Il denaro c’è, ma non si vede. O forse non c’è e si vede. Una cosa è certa, Gazprom non è quello che sembra. Nel gioco di specchi dell’economia russa, tutta crescita di plastica e inflazione, entra con due piedi anche il colosso dell’energia simbolo della potenza dell’ex Urss. L’azienda che per anni ha rifornito due terzi del mondo di gas e petrolio. La guerra in Ucraina ha però cambiato, forse per sempre, gli equilibri. L’embargo su fianco occidentale, scattato all’indomani dell’invasione, ha lasciato a secco Gazprom, abbattendone le entrate garantite dalla vendita di idrocarburi: nel 2023 Gazprom ha registrato una perdita di 629 miliardi di rubli (pari a 6,9 miliardi di dollari, la peggiore degli ultimi decenni, mentre i ricavi di sono diminuiti di quasi il 30% su base annua a 8,5 trilioni di rubli, con le vendite di gas che sono scese da 6,5 trilioni di rubli nel 2022 a 3,1 trilioni di rubli. Al Cremlino, si racconta, hanno passato più di una notte insonne a cercare di capire come ovviare al problema. Magari vendendo il gas ai Paesi amici, quelli rimasti almeno.

Ora, l’ultimo bilancio di Gazprom racconta di entrate nuovamente in crescita: nel 2024 il gigante russo ha riportato addirittura, dopo il profondo rosso dell’anno prima, un utile netto di 1,2 trilioni di rubli (circa 14,8 miliardi di dollari). Ma c’è chi non la beve. Gli economisti del Carnegie, per esempio, si sono accorti di qualcosa. “Oggi l’azienda appare molto più forte di quanto lascerebbero intendere le perdite record degli anni scorsi e la prospettiva del fallimento. Dall’altro, la sua stabilità sembra risiedere non nell’abile gestione del business del gas, ma nei profitti derivanti da diverse acquisizioni di successo.”

Secondo il Carnegie, “la prima domanda da porsi è come Gazprom sia passata dalle ingenti perdite del 2023 a profitti impressionanti nel 2024. Potrebbe sembrare che il problema principale dell’azienda nel 2023 sia stato un calo di 3,4 trilioni di rubli nei ricavi derivanti dalla vendita del gas rispetto al 2022. Le cause delle perdite del 2023 sono altrove. Il primo fattore è stato il drastico aumento della tassa sull’estrazione mineraria da parte del governo per reperire fondi destinati alle spese militari, con un costo per l’azienda di 1,3 trilioni di rubli. Il secondo fattore è stato rappresentato dalle perdite derivanti dalla svalutazione di attività non finanziarie (principalmente in Europa), che nel 2023 hanno raggiunto la cifra record di 1,15 trilioni di rubli (rispetto ai soli 29 miliardi del 2019)”.

E allora, come si spiegano profitti così enormi nel 2024? Molto semplice, “Gazprom sta utilizzando la sua divisione petrolifera, Gazprom Neft, per finanziare progetti legati al gas, colmando il deficit tra flussi di cassa operativi e di investimento”. Bene, anzi no. “Tuttavia, le entrate derivanti da tali operazioni non sono ancora sufficienti a finanziare l’intero ambizioso programma di investimenti, quindi l’azienda continua ad aumentare il proprio indebitamento netto. Per ora, il debito è moderato: 5,7 trilioni di rubli, e il rapporto debito/Ebitda è inferiore a 2, un livello considerato sicuro. Gli investitori dovrebbero iniziare a preoccuparsi quando il rapporto supererà il livello 4. Tuttavia, le dinamiche sono negative e, senza l’effetto mascherante di un’attività petrolifera di successo, tutto apparirebbe molto peggio. Nel frattempo, il costo del servizio del debito è cresciuto in modo significativo, passando da 171 miliardi di rubli nel 2019 a 719 miliardi nel 2024, a causa sia dell’aumento dei tassi di interesse sia della crescita del debito stesso”.

Conclusione. “Per ora, Gazprom dispone ancora di un ampio margine di sicurezza. Molti progetti potrebbero essere congelati senza infliggere troppi danni ai flussi di cassa futuri dell’azienda, il che ne migliorerebbe la situazione finanziaria. Tuttavia, l’azienda sembra aver preso l’abitudine di realizzare contemporaneamente diversi progetti di costruzione costosi e lunghi, ed è praticamente impossibile fermarne anche solo alcuni senza importanti riforme interne”.


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