Mike Pompeo ha inviato un’email per raccogliere fondi a favore del suo comitato politico, descritta come un memo “Top Secret”. Lo racconta il sito specializzato “SpyTalk”, che racconta un crescente attivismo politico di ex leader dell’intelligence
In un’email dal titolo “A former CIA Director needs you to read this”, Mike Pompeo – già direttore della Central Intelligence Agency e segretario di Stato durante la prima amministrazione americana guidata da Donald Trump – ha spedito ai suoi contatti un presunto “Top Secret memo” invitando a sostenere Champion American Values, il suo comitato di azione politica, con l’obiettivo di “evitare che i radicali di sinistra prendano il potere” alle elezioni di midterm del 2026. Toni drammatici e pretesa di riservatezza erano, tuttavia, un espediente di marketing politico: nel memo non compariva alcuna informazione di intelligence reale, ma soltanto un appello a inviare denaro per contrastare il Partito democratico.
A raccontare l’episodio è Michael Isikoff, storico giornalista americano, su SpyTalk. Il reporter sottolinea come, in passato, i leader dei servizi di sicurezza statunitensi evitassero di impegnarsi in battaglie politiche dopo l’uscita dall’incarico, per tutelare l’imparzialità delle istituzioni. Oggi, invece, ex vertici, come Pompeo, si espongono pubblicamente, anche sui social, con messaggi dall’alto potenziale polemico. Un altro caso è quello di James Comey, direttore del Federal Bureau of Investigation con Barack Obama alla Casa Bianca poi licenziato da Trump. L’ex capo del Bureau ha pubblicato una foto su Instagram con i numeri “86 47” ha suscitato accuse di incitamento alla violenza contro Trump, obbligandolo a rimuovere il post e a giustificarsi (86 significa uccidere in slang, Trump è 47° presidente degli Stati Uniti).
Steve Cash, ex Cia e fondatore del gruppo The Steady State, difende tuttavia l’intervento politico dei suoi colleghi come reazione a una “minaccia esistenziale” alla democrazia americana, esasperata dalla polarizzazione post Trump. Cash denuncia manipolazioni interne all’intelligence, come l’ordine impartito il mese scorso al National Intelligence Council da Joe Kent, capo di gabinetto di Tulsi Gabbard, direttrice dell’Intelligence nazionale, di riscrivere relazioni sui legami tra il regime venezuelane di Nicolás Maduro e una banda criminale venezuelana per salvaguardare l’immagine di Gabbard.