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Viene o non viene? Kyiv sfoglia la margherita per Putin (mentre Erdogan prepara il tavolo con Rutte)

L’annuncio di Zelensky è un messaggio in bottiglia a Washington: “Nessuno, tranne me, può negoziare su sovranità, integrità territoriale e orientamento dell’Ucraina. Nessuno, tranne me, può condurre trattative con il leader della Russia o di altri Paesi”

Kyiv sfoglia la margherita in vista del vertice di Istanbul e attende la decisione dell’uomo forte di Mosca: Vladimir Putin sarà seduto giovedì prossimo al tavolo diplomatico apparecchiato da Recep Tayyip Erdogan o sceglierà di rifiutare il cessate il fuoco e, conseguentemente, qualsiasi tentativo negoziale? Questo il perimetro di azione del dossier ucraino, nella consapevolezza che in attesa di sciogliere la riserva il Cremlino assiste ad una serie di sommovimenti connessi, come l’incontro fra Erdogan e Rutte e l’ennesimo messaggio in bottiglia invocato da Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca. Nelle stesse ore inoltre si terrà ad Antalya la riunione dei ministri degli Esteri Nato alla presenza di 32 Paesi.

Cessate il fuoco

“Nessuno, tranne me, può negoziare su sovranità, integrità territoriale e orientamento dell’Ucraina. Nessuno, tranne me, può condurre trattative con il leader della Russia o di altri Paesi”. Zelensky fa un annuncio (indirizzato a più fronti) all’antivigilia del vertice di Istanbul. Primo passo il cessate il fuoco, condicio sine qua non per procedere sulla traccia di un dialogo negoziale. Questa la posizione ucraina, esplicitata ancora una volta da Andriy Yermak, capo dell’Ufficio del presidente, secondo cui l’Ucraina è aperta a qualsiasi formato negoziale con la Russia, “ma il cessate il fuoco deve essere la prima condizione, la principale”. In videocollegamento al Copenhagen Democracy Summit 2025 ha confermato che Zelensky è pronto e sarà in Turchia: “Ritengo che se Vladimir Putin si rifiutasse di venire in Turchia , sarebbe il segnale definitivo del fatto che la Russia non vuole porre fine a questa guerra, che la Russia non vuole negoziati né è pronta”. Ma non è tutto, perché il presidente ucraino chiede di imporre a Mosca un pacchetto di sanzioni ancora più robuste se il presidente russo non si recherà in Turchia, sarebbe un “chiaro segnale che non vogliono e non hanno intenzione di porre fine alla guerra”.

I movimenti verso il vertice

Le precisazioni ucraine sono utili per circoscrivere i termini del vertice: dice Zelensky che aspetterà Putin ad Ankara per “condurre colloqui faccia a faccia”, ma Putin non ha ancora sciolto la riserva e Donald Trump ha inviato un messaggio di dialogo ad entrambe le parti. Chi non crede alla presenza dello zar è l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Kaja Kallas. Nel frattempo chi sta lavorando freneticamente in queste ore è il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha ricevuto il segretario generale della Nato Mark Rutte ad Ankara, ufficialmente in vista della riunione informale dell’alleanza prevista per domani ad Antalya, ma ovviamente anche per riflettere sul tavolo bellico di giovedi. In quell’occasione Erdogan ha assicurato di mantenere la posizione secondo cui la “Nato non dovrebbe prendere parte a questa guerra e che non si dovrebbe perdere l’opportunità di pace”, inviando così un preciso segnale a Mosca.

Qui Roma

Sul punto è intervenuto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani dalla 34esima assemblea dell’Italia-Giappone Business Group a Roma. Per quanto riguarda Kiev ha precisato che in caso di immobilismo russo ci saranno nuove contromisure: Noi l’abbiamo detto che servire arrivare ad un cessate il fuoco, servire raggiungere la pace. Ma la pace non può essere la sconfitta dell’Ucraina. Ora la responsabilità di tutto è nelle mani di Mosca. Gli americani hanno fatto delle proposte, gli ucraini hanno dimostrato una volontà di accettarle È chiaro che se non fa né un cessate il fuoco, né ci si siede attorno a un tavolo, saremo costretti ad infliggere altre sanzioni a livello europeo alla Federazione russa”. Mentre su Gaza ha richiamato le parole di Papa Leone XIV, spiegando che è questo il momento di costruire la pace: “La nostra proposta di cessate il fuoco coincide con quella dei paesi arabi, con la prima proposta egiziana, che è alternativa alla proposta e all’azione israeliana Io credo che sia giunto il momento di deporre le armi e di lavorare per costruire la pace, così come ha detto Papa Leone XIV”.

Il ruolo Usa

In questo quadro si inserisce Trump, che verosimilmente sarà presente ai colloqui di Istanbul solo se lo sarà anche Putin, così come annunciato dall’inviato speciale statunitense per l’Ucraina, Keith Kellogg. “Speriamo che anche il presidente Putin si presenti, e allora anche il presidente Trump sarà presente. Il Turchia ci saranno sicuramente gli inviati speciali Usa per il Medio Oriente e l’Ucraina, Steve Witkoff e Keith Kellogg, e si troveranno difronte la delegazione russa molto probabilmente guidata dal ministro degli esteri Sergei Lavrov. Secondo ‘ambasciatore statunitense presso l’Alleanza Atlantica, Matthew Whitaker il possibile dialogo diretto Mosca-Kyiv rappresenta uno sviluppo “incoraggiante”, perché “abbiamo bisogno di pace in Europa e dobbiamo assicurarci che i combattimenti cessino”.

In attesa di notizie certe su presenti e assenti, bisognerà rispondere a una serie di quesiti: il tavolo diplomatico in Turchia scoprirà le reali intenzioni russe? Come crescerà dunque il peso specifico di Erdogan, in questa come in altre partite? E ancora, potrebbe esserci una scossa anche dopo l’elezione di Papa Leone XIV?


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