Prendendo al balzo la proposta fatta (probabilmente con tutt’altre intenzioni) da Putin, Zelensky mira a prendere l’iniziativa nel processo negoziale. Rivelando le vere intenzioni del Cremlino, e al contempo cercando di rafforzare il riallineamento con Trump
“Giovedì aspetterò Putin in Turchia. Personalmente. Spero che questa volta i russi non cercheranno scuse”. Con una breve dichiarazione rilasciata nella sera di domenica 11 maggio, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky prende l’iniziativa all’interno del gioco politico esistente intorno al processo negoziale sul conflitto in Ucraina, mirando a perseguire due obiettivi assieme. Il primo è quello di “chiamare il bluff” del Presidente Russo Vladimir Putin, che in risposta alla rinnovata proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni avanzata congiuntamente lo scorso venerdì dallo stesso Zelensky e da alcuni leader europei in visita a Kyiv aveva proposto di organizzare dei negoziati diretti tra Russia e Ucraina da tenersi in Turchia, dove si erano tenuti gli ultimi confronti di questo tipo nelle settimane successive all’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte delle forze armate russe nel febbraio del 2022. In tutto questo, Zelensky ha specificato che le trattative avrebbero potuto avere luogo soltanto se Mosca avesse accettato il cessate il fuoco di 30 giorni proposto poche ore prima, con l’obiettivo di testare la reale postura del Cremlino.
Ci sono pochi dubbi sul fatto che Putin vedesse in modo strumentale la “piccola apertura” fatta nel fine settimana, grazie alla quale avrebbe potuto continuare a temporeggiare sul versante diplomatico dipingendosi “non indifferente” all’idea di raggiungere un cessate il fuoco, così da nascondere la sua intenzione di non cercare alcun accordo e piuttosto di portare avanti le operazioni militari, nella speranza che le sue forze armate continuassero ad occupare sempre maggiori porzioni di territorio, così da poter “imporre” una pace secondo i termini da lui desiderati.
Ma la pronta risposta di Zelensky sembra appunto aver preso in contropiede la strategia del Cremlino. A confermare questa lettura ci sono le parole della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, la quale ha dichiarato che l’Ucraina ha “frainteso” la dichiarazione del presidente russo: “Putin l’ha detto molto chiaramente: prima i negoziati sulle ragioni iniziali [della guerra], poi una conversazione sul cessate il fuoco”, ha dichiarato Zakharova all’agenzia di stampa statale russa Tass.
Ma oltre che a Est, nel fare la sua dichiarazione Zelensky guardava anche a Ovest, e in particolare a oltre-Atlantico. Poco dopo che Putin si era espresso riguardo all’eventualità di un dialogo negoziale in Turchia, il presidente Usa Donald Trump aveva scritto sul social media Truth che “l’Ucraina dovrebbe accettare IMMEDIATAMENTE” la proposta di Putin, specificando che “almeno saranno in grado di determinare se un accordo è possibile o meno e, in caso contrario, i leader europei e gli Stati Uniti sapranno come stanno le cose e potranno procedere di conseguenza! Comincio a dubitare che l’Ucraina farà un accordo con Putin, che è troppo impegnato a celebrare la vittoria della Seconda Guerra Mondiale, che non avrebbe potuto essere vinta (neanche lontanamente!) senza gli Stati Uniti d’America”.
Dopo il suo idillio iniziale, Trump sembra essere sempre più scettico verso l’effettivo interesse di Putin al raggiungimento di un cessate il fuoco. Mentre Zelensky, al contrario, intende mostrarsi ricettivo alle parole del leader Usa così da migliorare la propria posizione diplomatica verso Washington. Con l’obiettivo poco implicito di assecondare la dinamica di spostamento dei favori trumpiani da Mosca a Kyiv. Un cambiamento di non poco peso per il futuro sviluppo del conflitto in corso.