La riunione del Consiglio Nord Atlantico a livello di Capi di Stato e di governo è servita per dare risposte a quesiti come il rapporto Usa-Ue, il modus con cui sostenere Kyiv, la ripartizione dei fondi alla difesa, il futuro dell’alleanza (che non può essere scalfita dai mal di pancia spagnoli). Rutte su Trump: “Uomo di pace, ma se necessario, disposto a usare la forza”
I mal di pancia spagnoli non preoccupano Mark Rutte, che invece è concentrato sul rapporto con gli Usa, sui prossimi passi da compiere alla voce spese per la difesa e, quindi, sul futuro prossimo della Nato. Il segretario generale, aprendo all’Aja la riunione del Consiglio Nord Atlantico a livello di Capi di Stato e di governo, offre la traccia di questa due giorni, sia come cronoprogramma interno (riprendendo il concetto meloniano di Si vis pacem, para bellum), sia come segnale ai detrattori della Nato che in queste ore provano ad usare i conflitti in corso per destabilizzare il vecchio continente.
Punto di partenza, la strategia. “In questo incontro, prenderemo decisioni storiche e trasformative per rendere la nostra gente più sicura attraverso una Nato più forte e più letale”, ha detto il segretario, offrendo un assist dialettico al presidente americano con cui si è scambiato un messaggio che Donald Trump ha provveduto a diffondere pubblicamente: “Va benissimo che lo abbia fatto”, osserva Rutte, anche perché ci sono 7-8 Paesi che non erano ancora al 2% del Pil nelle spese per la difesa nonostante sia in piedi la minaccia della Russia e della Cina. Inoltre ricorda che per troppo tempo gli Stati Uniti hanno sostenuto il peso Nato, “ma tutto questo finisce oggi”. Annuncia infatti un piano concreto che prevede che tutti gli alleati destinino il 5% del Pil alla difesa. “Questa decisione è profondamente radicata nella nostra missione fondamentale ed è necessaria per finanziare i nostri piani di difesa e la nostra preparazione. E garantirà che tutti contribuiranno in modo equo alla nostra sicurezza”.
Verso la Casa Bianca Rutte aggiunge un elemento contingente, come l’interventismo in Iran: “La cosa grandiosa è che avete eliminato la capacità nucleare dell’Iran. È stato cruciale. Lo avete fatto in un modo impressionante” e “il segnale che invia al resto del mondo è che questo presidente è sì un uomo di pace, ma se necessario, è disposto a usare la forza”. Concetto che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni (a cui nella cena ufficiale è stato riservato il posto d’onore accanto a Trump) aveva rimarcato poche ore prima in Parlamento nelle sue comunicazioni pre vertice, quando aveva osservato che “si vis pacem, para bellum”.
Alla voce fronti aperti non può che esserci la guerra in Ucraina, a cui la Nato conferma il sostegno a Kyiv, che porti al contempo ad una pace giusta e duratura. “Tutti noi vogliamo che lo spargimento di sangue finisca. Esortiamo la Russia a porre fine alla sua aggressione contro l’Ucraina”. Premessa che conduce alla programmazione: Trump ha dichiarato di essere “con gli Stati dell’alleanza fino in fondo” e che la Nato “diventerà molto forte con noi”, confermando così l’articolo 5 del trattato dell’Atlantico del Nord che prevede l’impegno alla difesa reciproca in caso di attacco per gli alleati.
Una risposta anche a chi, come il premier spagnolo Pedro Sanchez, aveva sollevato dubbi sul quantum dei fondi da destinare alla difesa, forse perché in grande difficoltà sul fronte interno dopo lo scandalo che ha colpito i suoi più stretti collaboratori del partito socialista.