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Così Meloni e von der Leyen lanciano da Villa Pamphilj l’internazionalizzazione del Piano Mattei

Il vertice di Roma tra Meloni e von der Leyen segna l’internazionalizzazione del Piano Mattei, ora integrato nel Global Gateway europeo con proiezione verso Africa, Golfo e Indo-Pacifico. Tra le priorità: AI, corridoi infrastrutturali come Lobito e convergenze strategiche con India e partner mediorientali

Roma, Villa Doria Pamphilj —Il vertice ospitato oggi a Villa Doria Pamphilj, co-presieduto da Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen, segna un passaggio politico e simbolico rilevante per il futuro del Piano Mattei. È il momento in cui l’iniziativa italiana si accoppia alla cornice europea del Global Gateway, assumendo una dimensione più ampia, multilaterale e strutturata. Parola d’ordine: internazionalizzazione.

“L’evento racchiude in sé lo spirito del Piano Mattei per l’Africa”, dice Meloni. La premier sottolinea come la “condivisione” è l’elemento base della cooperazione tra pari, di cui il piano italiano è portatore sin dall’inizio. Ma è l’internazionalizzazione, parte di un “lavoro capillare”, che è la sfida per l’Italia in questo momento. Perché se “l’Africa è il continente dove si gioca il nostro futuro”, allora l’obiettivo di condividere con altri attori internazionali la visione italiana non può che essere l’obiettivo cruciale. E in questo, “l’Unione europea è il partner naturale”, secondo un approccio comune che Meloni sottolinea di aver portato anche in altre sedi, come il recente G7 e il G20. “Il Global Gateway e il Piano Mattei sono nati per essere iniziative collettive. Esistono per affrontare sfide comuni. E mirano a cogliere opportunità a vantaggio di tutti i soggetti coinvolti”, sottolinea von der Leyen.

Il valore di questo passaggio non si esaurisce nell’allineamento con Bruxelles: apre piuttosto una fase nuova, in cui il Piano è chiamato a proiettarsi su scala ancora più ampia, espandendo le sue relazioni ben oltre l’ambito europeo. Ne sono esempio le richieste statunitensi (già di qualche anno fa) per accoppiare il piano italiano con la Partnership for Global Infrastructure and Investment (Pgii) del G7.

In questa direzione, alcuni segnali già concreti arrivano anche dal crescente interesse dei partner mediorientali e, soprattutto, dell’India. È proprio nel legame tra Piano Mattei e il corridoio Imec (India-Middle East-Europe Corridor) che si sta delineando un’altra possibile traiettoria di internazionalizzazione strategica. L’Italia, che partecipa sia al Piano Mattei sia in qualità di snodo naturale del terminale europeo di Imec, ha l’opportunità di trasformare questa convergenza in una leva geopolitica e industriale.

È in questo contesto che la convergenza, come recentemente ricordato anche da Stefania Craxi, presidente della Commissione Esteri/Difesa del Senato, acquista valore sia pratico che strategico. Laddove Imec può offrire le infrastrutture materiali della connessione (trasporti, energia, comunicazioni), il Piano Mattei può diventare il vettore umano, sociale e politico dell’intervento, valorizzando l’esperienza italiana nei settori dell’agroalimentare, dell’educazione tecnica, della sanità di base e della formazione professionale.

In un momento storico in cui i corridoi geoeconomici diventano vettori cruciali delle relazioni internazionali, dall’Africa emerge l’importanza del Lobito Corridor, progetto prioritario dove il governo italiano ha annunciato un primo pacchetto di interventi finanziari in collaborazione con la Africa Finance Corporation. Cassa Depositi e Prestiti e Sace. E altri accordi per sostenere lo sviluppo dell’infrastruttura ferroviaria tra Zambia e Angola, parte del corridoio, attraverso un prestito da 270 milioni di dollari e un investimento azionario da 50 milioni, sono steir siglati oggi. L’obiettivo è rafforzare le connessioni tra le coste atlantiche e indiane dell’Africa, promuovendo filiere strategiche come quella delle terre rare e contribuendo alla riduzione della dominazione cinese. Il progetto si inserisce in un quadro multilaterale che coinvolge anche Stati Uniti, e rappresenta un banco di prova per la capacità del Piano Mattei di operare su scala internazionale.

Un elemento centrale emerso dal vertice è anche lo sviluppo della dimensione digitale e dell’intelligenza artificiale. Il supporto all’iniziativa Blue Raman, sistema di cavi di comunicazione intercontinentale in fibra ottica che coinvolge Sparkle, si abbina ai piani per le nuove tecnologie in Africa. Roma ha  lanciato, sempre oggi, l’AI Hub for Sustainable Development presso la sede dell’Undp, uno dei progetti bandiera della presidenza italiana del G7. Il centro, sostenuto dai partner G7 e da grandi aziende tecnologiche occidentali, punta a coinvolgere fino a 500.000 startup africane nei primi tre anni, integrando l’AI nei programmi di sviluppo delle Nazioni Unite. Secondo Microsoft, si tratta di un passo decisivo per legare il Piano Mattei alle nuove opportunità offerte dall’economia tecnologica.

Tutto questo assume una rilevanza ancora maggiore se si considera il contesto competitivo globale che la strategia occidentale e like-minded trova in Africa. La Cina continua infatti a espandere la sua influenza nel continente africano, con una presenza capillare, aggressiva e in molti casi opaca.

In questo si rafforza anche un asse emergente tra Italia, Unione europea e Paesi del Golfo, che si è manifestato anche con il sostegno congiunto alla candidatura di Sidi Ould Tah – espressione dell’area del Golfo – alla guida della Banca Africana di Sviluppo. Questo allineamento apre la strada a un quadro multilivello di cooperazione tra istituzioni europee, attori finanziari africani e capitali mediorientali.

L’incontro di Roma rappresenta in definitiva quindi un primo snodo: europeo nella forma, ma globale nella prospettiva. “Un patto tra nazioni libere, che credono nella dignità”, dice Meloni, che evidenzia come quando sta portando avanti non è un’iniziativa “spot” ma un percorso — che porterà a Meloni ad Addis Abeba a luglio e i leader africani di nuovo a Roma per un nuovo a vertice in autunno.

La sfida, adesso, è rendere questa proiezione operativa, e costruire le condizioni per un’azione integrata su scala internazionale. Le fonti africane presenti al vertice spiegano che la governance che si sta costruendo “sembra solida”, e dovrà essere “abbinata a strumenti finanziari adeguati”, e soprattutto a “una visione coerente con il nuovo contesto geopolitico” — dove l’Africa è terreno di confronto, ma può e deve diventare anche uno spazio di costruzione condivisa.


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