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Non solo Iran. Al G7 in Canada, Europa e Giappone tentano l’intesa sui dazi

Bruxelles potrebbe ottenere da Washington tariffe maggiorate del 10% sulle proprie esportazioni sul mercato americano, in cambio dello stop ai contro-dazi sulle vetture statunitensi vendute in Europa. La spinta di Ursula von der Leyen e la mossa di Toyota

Le speranze, quelle non mancano mai. Sul G7 in Canada, a Kananaskis, nello stato dell’Alberta, si è inevitabilmente abbattuta la tempesta della guerra scoppiata tra Israele e Iran. Non poteva essere altrimenti, anche se in agenda ha trovato un posto di rilievo l’altra grande partita di questi mesi: la guerra commerciale, alias dazi. Anche quella tra Stati Uniti ed Europa. Tra una ventina di giorni scadrà il periodo di grazia sull’applicazione dei cosiddetti dazi reciproci. Il che vuol dire che, in mancanza di un accordo tra Bruxelles e Washington, scatterà nuovamente la tagliola.

Costata, finora, diversi punti percentuali in termini di export al Vecchio Continente. Ora però, l’intesa potrebbe essere a tiro. Si preannuncia, infatti, una svolta nei rapporti commerciali tra Stati Uniti e Europa, che ormai da mesi alimentano l’incertezza sui mercati. Secondo quanto riporta il quotidiano economico tedesco Handelsblatt, la Commissione Ue sarebbe pronta ad accettare un dazio fisso del 10%, a patto che l’accordo sia definito con criteri chiari e condivisi. L’obiettivo è evitare tariffe più elevate su settori strategici come automobili, farmaceutica e componenti elettronici. Ed è possibile che l’intesa venga raggiunta proprio in seno al G7. Washington, da parte sua, non ha ancora confermato la volontà di limitare al 10% le tariffe sull’automotive del Vecchio continente. In cambio della rinuncia a tariffe più severe, l’Ue sarebbe disponibile a ridurre i suoi contro dazi sulle auto importate dagli Usa e a riconoscere alcuni standard tecnici americani. Inoltre, sempre secondo Handelsblatt, per aumentare la domanda di gas statunitense, l’Ue intende anche vietare completamente il gas russo.

Di sicuro a Bruxelles ci credono a un’intesa più strutturale di una semplice tregua, in grado di risparmiare ai mercati ulteriori turbolenze. A Kananaskis è presente, non a caso, anche Ursula von der Leyen. La quale ha dettato una sorta di linea, dal momento che la politica commerciale la fa l’Europa e non i singoli Stati membri. “Con il presidente Trump ho ribadito l’impegno a trovare una soluzione sui dazi entro il 9 luglio. Nel caso il risultato non fosse soddisfacente saremo in grado di rispondere: tutti i mezzi sono sul tavolo”, ha spiegato von der Leyen, nel corso di una conferenza stampa. La presidente della Commissione ha lanciato un appello per “evitare il protezionismo. Manteniamo il commercio tra di noi equo, prevedibile e aperto. Dobbiamo tutti evitare il protezionismo. Il G7 può mandare un messaggio importante al mondo”.

“In materia di geoeconomia l’Europa sosterrà la necessità di un commercio stabile e prevedibile tra i partner. Dobbiamo concentrarci su una risposta del G7 alle pratiche commerciali dannose con l’intento di minare le nostre economie. La sicurezza economica rimane una preoccupazione critica condivisa da tutti i membri del G7”. E anche il Giappone va verso un’intesa commerciale con gli Usa. In campo, non senza sorpresa, è scesa in campo persino Toyota, primo produttore al mondo di auto. Il costruttore ha appena proposto al governo di Tokyo la vendita di automobili di produzione statunitense in Giappone attraverso la sua rete di concessionari nazionali. Un’idea mai vista prima, messa in piedi nel tentativo di facilitare il buon esito dei negoziati sul commercio globale tra i due Paesi alleati, dopo l’imposizione dei dazi voluta dall’amministrazione Trump.


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