Un nuovo microdrone sviluppato in Cina, simile a una zanzara per forma e dimensioni, accende il dibattito sulla sorveglianza del futuro. Pensato per operazioni speciali e raccolta di informazioni, il dispositivo solleva preoccupazioni su possibili usi illeciti. Esperti internazionali mettono in guardia: siamo davanti a un passo ulteriore verso una sorveglianza sempre più pervasiva e difficile da controllare
Una zanzara che non punge, ma osserva. Non è uno slogan pubblicitario, ma l’ultima novità della ricerca tecnologica cinese applicata alla robotica. Nella provincia di Hunan, un team di scienziati ha presentato un microdrone che, per dimensioni e forma, ricorda un insetto: corpo nero, ali leggere, zampe sottili. Un oggetto minuscolo, poco più grande di un’unghia, destinato però a suscitare grande attenzione, sia per le sue potenzialità, sia per le implicazioni che comporta.
Secondo quanto riportato dal Telegraph, gli sviluppatori cinesi descrivono questo dispositivo come adatto a missioni di ricognizione e operazioni speciali, dove la discrezione è essenziale. Ma al di là della retorica ufficiale, il dibattito attorno a questa nuova tecnologia si è subito acceso. Perché se da un lato i microdroni promettono innovazioni nel campo della sicurezza e della ricerca civile – pensiamo alla possibilità di usarli per la localizzazione di dispersi o per monitoraggi ambientali – dall’altro sollevano interrogativi seri in termini di privacy e sicurezza.
⚡️The Chinese military has shown a microscopic drone the size of a mosquito, — South China Morning Post.
The developers believe that such a drone is almost impossible to notice, so it is ideal for reconnaissance, and a small portable device is enough to control it.
According… pic.twitter.com/iwMoqPsRmh
— Moshiach is near (@laaccionex) June 21, 2025
Esperti intervistati dalla testata britannica, tra cui ricercatori del Center for Security and Emerging Technology della Georgetown University e della RAND Corporation, mettono in guardia: dispositivi così piccoli e silenziosi potrebbero penetrare in ambienti chiusi o protetti, registrare conversazioni o immagini senza essere individuati. Già oggi, ricordano, vengono usati droni miniaturizzati in ambito militare, come i Black Hornet in dotazione a eserciti occidentali e impiegati in Ucraina.
Il rischio, naturalmente, è che una tecnologia pensata per impieghi di difesa o soccorso venga usata per fini ben diversi. Spionaggio industriale, sorveglianza privata non autorizzata, criminalità informatica: i possibili abusi sono tanti. Al momento, limiti tecnici come l’autonomia ridotta e la capacità limitata dei sensori frenano gli scenari più distopici, ma lo sviluppo tecnologico corre veloce.
Intanto, la corsa alla miniaturizzazione non riguarda solo la Cina. Da anni, l’università di Harvard lavora al progetto RoboBee, un drone ispirato alle api, capace perfino di nuotare sott’acqua. Ma Pechino, ancora una volta, sembra voler accelerare per guadagnare un vantaggio strategico anche in questo campo.
La zanzara robotica mostrata nel video diffuso dai media cinesi è più di una curiosità ingegneristica: è un segnale delle sfide future, dove la sorveglianza non sarà più appannaggio dei grandi occhi elettronici, ma di piccoli dispositivi capaci di entrare ovunque. Anche dove nessuno se lo aspetta.