La Casa Bianca sembra voler aprire alle richieste del Bosforo, dopo il noto blocco per via del sistema S-400. Ma Ankara potrebbe teoricamente incassare anche di più, visto che i colloqui con Londra e Berlino sul programma del jet Eurofighter stanno portando a “sviluppi positivi”.
Non un sì, ma potenzialmente anche due. E di un certo peso. Recep Tayyip Erdogan ha la capacità di ottimizzare benefici e dividendi proprio nei momenti di maggiore criticità. Lo ha fatto con il memorandum turco-libico nei mesi della crisi energetica, in precedenza lo aveva fatto con Angela Merkel per l’accordo dorato sui migranti siriani e lo sta facendo ora per i caccia dagli Stati Uniti e dall’Europa. Il nodo è sempre lo stesso: la Turchia punta a potenziare il proprio arsenale e vuole gli F-35, desiderio che si era scontrato negli anni scorsi con l’incompatibilità del sistema missilistico S-400, in chiaro contrasto con l’universo Nato. Le cose però potrebbero cambiare, anche in riferimento agli Eurofighter.
Gli F-35
Donald Trump sarebbe “ben intenzionato” a consegnare gli F-35 alla Turchia. Dopo il vertice Nato dell’Aja è questo i messaggio che Erdogan avrebbe incassato dal tycoon, riportando in patria un forte ottimismo. Il motivo va ritrovato nelle argomentazioni che il presidente turco ha presentato al presidente americano: primo, la Turchia è il Paese Nato maggiormente colpito sia dal terrorismo che dalle crisi regionali; secondo, i tentativi della Turchia di aumentare la propria deterrenza e rafforzare le capacità di difesa devono essere considerati in una cornice europea e di alleanza atlantica, non solo interna. Passaggi che avrebbero suscitato l’interesse della Casa Bianca, per una serie di ragioni anche tattiche.
Per cui ha ricordato anche i numeri, ovvero i pagamenti già fatti da 1,4 miliardi di dollari per l’acconto che si intrecciano con la contingenza del momento: “Penso che sia giusto che molti alleati si stiano allineando con noi nell’assumersi maggiori responsabilità di fronte alle minacce e alle sfide – ha spiegato – non è possibile migliorare l’efficacia dell’alleanza semplicemente aumentando la spesa per la difesa. È necessario anche instaurare sinceramente la comprensione reciproca e la cooperazione tra gli alleati”. Dove quel riferimento chirurgico alla comprensione e alla cooperazione rappresenta un chiaro invito a non disattendere le richieste degli alleati, come quelle turche sui caccia.
Gli Eurofighter
Ma non è tutto, perché Erdogan ha proseguito nella sua personale moral suasion verso i governi europei coinvolti nel programma del jet Eurofighter per acquistarne almeno una decina. E anche in questo caso il leader del Bosforo sta premendo sugli alleati della Nato con questo ragionamento: la Turchia è impegnata in prima persona nella lotta al terrorismo, elemento che si lega sia ai disordini mediorientali, sia all’altro grande fronte bellico, l’Ucraina. Per Kiev, Ankara auspica una pace giusta e sostenibile: “Credo che si sia aperta una finestra di opportunità per un cessate il fuoco e una pace duratura. Questo non deve andare sprecato. Come ho sempre detto, una pace giusta non ha vinti”, ha aggiunto.
Quale difesa turca?
Il passo successivo della strategia erdoganiana si ritrova alla voce programmazione. Non è un mistero che la Turchia intenda, in questo che è stato già battezzato come l’ultimo mandato presidenziale di Erdogan, aumentare le capacità di difesa, anche con particolare riferimento a missili di “diverse altitudini e che funzionino in armonia come gli organi di un corpo, in modo coordinato, abbiamo portato il nostro Paese a un certo livello, ma non ci accontentiamo. Vogliamo aumentare il nostro potenziale”. Annuncia quindi lo Steel Dome, con l’obiettivo di sviluppare molti sistemi d’arma di alto livello con mezzi nazionali, senza la tentazione di acquistarli da altri soggetti, come invece dovrebbe accadere per i caccia.