In altri tempi, con crisi economiche, il presidente era intervenuto per chiedere un governo tecnico. Oggi c’è una crisi politica interna e internazionale più profonda di una economica. In qualche modo, i partiti, le istituzioni dovrebbero tirare un bel respiro, e formare un governo di alte personalità della Repubblica che traghetti il Paese oltre questo periodo. Senza di questo il Paese rischia di implodere nei prossimi mesi
A poche ore dalla chiusura delle urne sono cominciati i giochi con il pallottoliere per tirare dalla propria parte la coperta sempre troppo corta del risultato elettorale. Sommando i no ai quesiti più spinosi all’assenteismo fisiologico e sottraendoli agli assenti per scelta il governo di Giorgia Meloni sostiene di avere ancora la maggioranza. Invece prendendo tutti i votanti e togliendoci solo i no ai quesiti convenienti, l’opposizione dice di avere la vittoria in tasca.
Di certo, il risultato del referendum non è quello di un voto politico. Comunque avere portato alle urne il 30% dei diritti al voto sul 50% degli elettori reali è uno smacco per il governo, come abbiamo già scritto a caldo.
Questo non significa che i conti sono fatti. Significa che nessuno, né governo né opposizione, può dormire sonni tranquilli. Significa che si è aperta una campagna elettorale senz’altro asperrima.
A ciò si somma il quadro internazionale e come governo e opposizione vi si inseriscono. L’opposizione non è debole, è pura carta velina. Non ha interlocutori a Washington confondendo, in salsa italiana, il rapporto con l’amministrazione di Donald Trump con quello con l’America. È ingenuamente pacifista mentre in Europa, conservatori o social democratici, lavorano tutti al riarmo, e su Gaza spesso confonde la solidarietà con le vittime dei bombardamenti con quella ai terroristi di Hamas.
Ma il governo non sta messo meglio. In America il rapporto personale con Trump e il suo ex miliardario in capo Elon Musk si è sfracellato nel divorzio politico della coppia. In Europa è fuori dal terzetto di guida continentale e certo non ha grandi sponde con il cancelliere tedesco Friederich Merz saldamente ormai alla guida della rotta europea.
In più, la giravolta ungherese di Viktor Orban (ha dichiarato a sorpresa che la Russia va trattata con la forza) lascia orfane le tendenze “pacifiste” nel governo italiano. Cioè la posizione della Lega, dove il suo leader Matteo Salvini solo qualche giorno fa diceva di essere più preoccupato dai migranti che dai russi, diventa sempre più eccentrica rispetto al continente.
L’Italia è come un palloncino che vaga per i cieli senza filo, pronto a scoppiare o sgonfiarsi in qualunque momento. E Meloni ha perso il tocco magico che valeva più del Paese.
In altri tempi, con crisi economiche, il presidente era intervenuto per chiedere un governo tecnico. Oggi c’è una crisi politica interna e internazionale più profonda di una economica. In qualche modo, i partiti, le istituzioni dovrebbero tirare un bel respiro, e formare un governo di alte personalità della Repubblica che traghetti il Paese oltre questo periodo. Senza di questo il Paese rischia di implodere nei prossimi mesi.