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Il vertice anti-Nato e le contraddizioni di Conte (che il Pd non capisce). Parla Panarari

“Il camalecontismo non solo è uno dei fattori di più profonda divisione del sinistra-centro, ma è anche la dimostrazione di come la sua politica sia antagonismo puro, ben lontano dalla postura istituzionale. Benché sia ancora affezionato all’idea di Palazzo Chigi, siamo lontani anni luce dalla possibilità di avere responsabilità istituzionali. E il Pd lo deve capire”. Il colloquio a 360 gradi con il politologo di UniMore, Massimiliano Panarari mette in luce le divisioni del centrosinistra (così come della coalizione di governo), soprattutto in vista del contro-vertice pacifista organizzato dal leader pentastellato in concomitanza al vertice Nato dell’Aja

“Il camalecontismo non solo è uno dei fattori di più profonda divisione del sinistra-centro, ma è anche la dimostrazione di come la sua politica sia antagonismo puro, ben lontano dalla postura istituzionale. Benché sia ancora affezionato all’idea di Palazzo Chigi, siamo lontani anni luce dalla possibilità di avere responsabilità istituzionali”. Massimiliano Panarari, politologo e sociologo di UniMore da sempre fra i più attenti osservatori delle dinamiche pentastellate non ha dubbi sulle scelte che sta portando avanti Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, sempre più “in competizione con il Pd di Elly Schlein”.

Conte annuncia una sorta di contro-vertice all’Aja di stampo pacifista. Cosa ha in mente?

Conte nella paura della guerra registrata in una fetta di elettorato ha intravisto una preziosa opportunità di posizionamento, al di là degli schieramenti. Basta pensare a chi ha aderito alla manifestazione di domani a Roma per rendersene conto. In questo modo il leader pentastellato si conferma nel suo ruolo di agitatore più che di collante del centrosinistra. Ma dimostra anche un’altra cosa.

Una relazione difficile col Pd?

Il fatto che Conte sia in competizione con il Pd è evidente da molto tempo. Ma lo strabismo della dirigenza democratica non ha considerato nel giusto modo il fatto che Conte sia un alleato assolutamente inaffidabile. E fra l’altro gran parte dei problemi del Pd vengono proprio da lì. La verità è abbastanza evidente: un’alleanza strutturale a livello centrale non può nascere. Sono possibili solo “cartelli elettorali” a livello territoriale.

Dunque il “testardamente unitari” invocato dalla segretaria del Pd si è definitivamente infranto?

Si è infranto nei fatti. Solo chi ha corta memoria non ricorda cosa fece Conte quando era al governo: fu lui a prendere l’impegno di aumentare la spesa militare in ossequio agli accordi Nato. Eppure ora, sfilandosi la camicia, va in piazza a manifestare contro riarmo e guerra. Un trasformismo incredibile. Roba che Depretis era rigido a confronto.

Insomma, l’iniziativa pacifista in parallelo con il vertice Nato dell’Aja, è fumo negli occhi?

La contraddizione è la malattia infantile del contismo. Un uomo che ha svolto la funzione di presidente del Consiglio è impressionante come riesca a fare un’opposizione senza limiti di sorta soltanto per tentare di raggranellare qualche voto. L’iniziativa all’Aja rientra in questa logica, in cui la responsabilità istituzionale è completamente assente.

Anche il centrodestra attraversa un periodo burrascoso, in particolare legato alla questione terzo mandato. Come ne uscirà?

Penso che il terzo mandato sia in realtà una sorta di parafulmine per scaricare le tensioni derivanti dal resto.

Cosa intende dire?

Così come per il sinistra centro anche per il destra centro il vero nodo da sciogliere resta la politica estera. Sia sull’Ucraina che sul Medio Oriente ci sono delle visioni molto differenti all’interno dello schieramento di centrodestra. Così come genera attriti l’atteggiamento che il governo deve avere verso gli Usa e nei confronti della Commissione Ue. In questo contesto, si registra un particolare attivismo di Forza Italia, in ossequio probabilmente a una precisa indicazione di Marina Berlusconi, che ovviamente accentua i conflitti in seno alla maggioranza. Però, chi rischia di uscirne peggio sia sul versante estero che sul terzo mandato, è senza dubbio Matteo Salvini.


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