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Investimenti privati in tecnologie duali. Una trasformazione in corso

Di Lucio Bianchi e Alessandro Marrone

La crescita della Space Economy ha aperto la strada all’ingresso del capitale privato nelle tecnologie duali, già realtà negli Usa e in espansione in Europa grazie a iniziative come il Nato Innovation Fund. In Italia il potenziale resta inespresso per limiti strutturali e risorse ridotte. Questi e altri gli argomenti che saranno al centro del convegno promosso dall’Istituto affari internazionali (Iai) e dal Centro Studi Militari Aerospaziali (Cesma) a Roma il 26 giugno presso Palazzo Aeronautica

La Space Economy è stata per molti versi rivoluzionaria portando ad un intervento sempre più significativo degli attori privati in un settore che nel passato era di esclusivo interesse istituzionale. In questo contesto i capitali privati investono nel settore spaziale e realizzano sviluppi e capacità estremamente rilevanti anche per le istituzioni civili e militari. Negli Stati Uniti da diversi anni si sta osservando un trend similare a quello osservato nel settore spaziale anche nel settore della tecnologie duali,  a cui peraltro le tecnologie spaziali appartengono. Solo nel 2023, Private Equity e Venture Capitals hanno investito circa 36 miliardi di dollari nelle tecnologie rilevanti per la difesa, dimostrando il forte interesse del capitale privato ad investire nel settore. La strategia industriale della difesa americana del 2024 afferma infatti che “dobbiamo costruire un ecosistema industriale modernizzato che includa flussi finanziari, in particolare private equity e capitale di rischio”. 

Grazie a questo approccio virtuoso, nuovi player industriali stanno fornendo prodotti con tecnologia molto avanzata alla difesa americana, in alcuni casi soppiantando i grandi fornitori legacy del Pentagono: è il caso ad esempio di nuovi attori come Anduril, Palantir e Hawckeye che stanno fortemente incidendo sulle capacità dell’industria militare statunitense. 

Anche in Europa si osserva una impennata di investimenti privati nelle tecnologie duali. Il Fondo europeo per gli Investimenti (Fei) e il Nato Innovation Fund – un fondo di capitale di rischio autonomo sostenuto da 24 paesi Nato – hanno firmato un memorandum d’intesa per cooperare nel sostenere la crescita a lungo termine dei settori della difesa e sicurezza in tutta Europa. L’alleanza strategica tra il Fei e il Nif rappresenta quindi un significativo passo avanti, aprendo nuove strade per gli investimenti privati e guidando l’innovazione in questi settori vitali.

Si può immaginare che anche in Italia il capitale privato potrebbe volgere il proprio interesse ad investire nel settore della tecnologia duale, ma la prospettiva fatica a realizzarsi. La situazione italiana richiede una particolare attenzione per via delle sue peculiarità: il Ministero della Difesa assegna alla ricerca tecnologica non direttamente collegata a specifici programmi di sviluppo capacitivo dei finanziamenti molto limitati, tanto che il bilancio del Piano Nazionale di Ricerca Militare (Pnrm) generalmente non supera i 50-70 milioni di euro l’anno. 

In questo contesto, un’iniziativa atta a studiare il nuovo promettente scenario e creare quelle connessioni e quel circolo virtuoso capace di dare impulso all’entrata del capitale privato nel settore delle tecnologie duali, e in particolare per quelle dell’aerospazio, potrebbe portare un contributo di discussione e analisi utile alla nostra difesa. La conferenza del 26 giugno organizzata da Centro Studi Militari Aerospaziali e Istituto Affari Internazionali a Roma, a Palazzo Aeronautica, intende dare un contributo proprio con un focus sui capitali privati investiti in tecnologie duali, riunendo attorno a tavolo una ampio ventaglio di stakeholders. La sinergia tra diversi attori è necessaria a creare un ecosistema nazionale per il quale è fondamentale il contributo del settore privato, che include start-up, PMI e grandi gruppi industriali, investitori privati e non, in modo da utilizzare al meglio le potenzialità dell’innovazione. In definitiva, la sicurezza è un bene comune e come tale richiede l’impegno di tutte le energie disponibili, pubbliche e private, per essere garantita.

 


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