La premier Giorgia Meloni avverte che l’est e il sud della Libia sono già le principali teste di ponte della Russia in Africa. Per l’Italia è urgente impedire che Mosca rafforzi la propria influenza nel Mediterraneo attraverso la Libia. E il business con Bengasi può essere una chiave
Un forum economico organizzato a Bengasi segna il ritorno strutturato dell’Italia nella Libia orientale. L’iniziativa intreccia economia, diplomazia e sicurezza, con l’obiettivo di contenere l’influenza di attori rivali e favorire la stabilizzazione del Paese — una priorità strategica anche a livello europeo, secondo il governo italiano.
L’evento, a carattere business-to-business, coinvolge oltre cento aziende italiane attive nei settori dell’agritech, delle costruzioni, della produzione di veicoli per il trasporto, della meccanica, dell’ingegneria e delle energie rinnovabili. L’evento di tre giorni è organizzato dalla Camera di commercio italo-libica e dal Fondo per lo sviluppo e la ricostruzione della Libia, con la collaborazione di Unioncamere e Confindustria Assafrica. Il forum coincide simbolicamente con l’inaugurazione del primo volo diretto Roma-Bengasi, operato da Ita Airways, che suggella un rinnovato ponte tra le due sponde del Mediterraneo.
L’iniziativa rappresenta un tassello importante della strategia italiana in Libia: integrare economicamente la Cirenaica — oggi la regione più stabile e dinamica del Paese — significa anche evitare che essa scivoli definitivamente sotto l’influenza esclusiva di potenze come Russia e Cina. La Cirenaica è controllata da milizie legate alla famiglia Haftar, in stretto rapporto con Mosca, e sta attraversando una fase di ricostruzione intensa, sostenuta da capitali locali e da una forte domanda di competenze esterne.
Il principale interlocutore libico del forum, il Fondo per la ricostruzione della Libia, è guidato da Belgassem Haftar, figlio del comandante dell’Esercito nazionale libico Khalifa Haftar, interlocutore privilegiato della Russia. Il Fondo ha recentemente richiesto uno stanziamento triennale straordinario pari a oltre 11 miliardi di euro. L’Italia intende rafforzare la propria presenza nella regione attraverso l’apertura di una sede permanente a Bengasi per supportare la continuità delle relazioni economiche.
Il rischio di lasciare la Cirenaica al di fuori dei circuiti di cooperazione occidentale è evidente: si favorirebbe un radicamento stabile dell’influenza russa e si aggraverebbe il processo di frammentazione interna della Libia, rendendo sempre più difficile qualsiasi ipotesi di stabilizzazione politica unitaria.
In questo quadro, Roma ha chiesto ufficialmente che la Libia venga inserita tra i dossier strategici dell’Unione Europea. La richiesta è stata avanzata congiuntamente a Francia, Grecia e Malta ed è stata discussa nel Consiglio Affari Esteri del 23 giugno, nonché nel Consiglio Affari Interni del 12 giugno, con particolare attenzione agli effetti sulla sicurezza e sull’aumento dei flussi migratori irregolari lungo la rotta del Mediterraneo centrale.
“L’Italia lancia un serio allarme sul conflitto interno libico, in particolare in Tripolitania. Le tensioni stanno già provocando un aumento dei flussi migratori irregolari e rischiano di avere un impatto diretto sulla sicurezza interna europea”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine del vertice UE.
Intervenendo in Parlamento, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha chiesto all’Unione Europea di sostenere con maggiore convinzione il cessate-il-fuoco tra le milizie libiche. “L’est e il sud della Libia sono già le principali teste di ponte della Russia in Africa”, ha affermato Meloni, avvertendo che Mosca potrebbe sfruttare la Libia per rafforzare la propria proiezione nel Mediterraneo.
Stabilizzare la Libia significa anche impegnarsi con Bengasi. Il forum economico in Cirenaica rappresenta uno strumento operativo che unisce diplomazia economica, prevenzione geopolitica e contenimento strategico. Per l’Italia è essenziale rafforzare il processo Onu e garantire il rispetto del cessate-il-fuoco. In caso contrario, saranno altri attori a colmare il vuoto lasciato dall’Europa.