Un Leone d’Oro alla carriera verrà assegnato alla prossima Mostra internazionale del cinema di Venezia (27 agosto-6 settembre) alla impareggiabile attrice Kim Novak (92 anni), protagonista di film indimenticabili: da “Vertigo”, passando per “L’affittacamere” e “Baciami stupido” sino a “Quando muore una stella”
“Sono molto, molto colpita di ricevere il prestigioso premio del Leone d’Oro da un festival cinematografico tanto rispettato. Essere riconosciuta per l’insieme del mio lavoro in questo momento della mia vita è un sogno che si avvera”, ha dichiarato Kim Novak (92 anni), dopo la notizia che riceverà il Leone d’Oro alla carriera alla prossima Mostra Internazionale del cinema di Venezia (27 agosto – 6 settembre).
Si deve al direttore della Mostra del cinema di Venezia, lo studioso Alberto Barbera, l’idea “approvata dal Cda della Biennale” (Ansa). Kim Novak “(…) dall’esordio casuale alla metà degli anni Cinquanta. Sino al prematuro e volontario esilio dalla prigione dorata di Los Angeles, non molto tempo dopo”. Barbera ricorda sia il suo impegno professionale e civile nel criticare i limiti del sistema hollywoodiano sia la grande bravura nell’interpretare ruoli psicologici tormentati o da commedia.
“Indipendente e anticonformista – scrive Barbera – creò una propria casa di produzione e scioperò per rinegoziare uno stipendio molto inferiore a quello dei suoi partener maschili. Alla esuberante bellezza, alla capacità di dare vita a personaggi ingenui e discreti ma anche sensuali e tormentati, al suo sguardo seducente e talvolta dolente deve l’apprezzamento ad alcuni dei maggiori registi americani” (Ansa).
A Kim Novak si devono film indimenticabili: da Vertigo (La donna che visse due volte, 1958) che è a tutt’oggi il film “della Novak”, diretta in maniera innovativa e insuperata da Alfred Hitchcock, passando per il coevo Bell Book and Candle (Una strega in Paradiso) di Richard Quine, qui allegra e romantica “strega” metropolitana, a un ruolo di ingenua e poetica casalinga di provincia di Kiss Me, Stupid (Baciami, stupido, 1964) di Billy Wilder, sino al crepuscolare drammatico The Legend of Lylah Clare (Quando muore una stella, 1968) di Robert Aldrich.
Ritiratasi dal cinema da tempo, Kim Novak ha sposato una altra arte: la pittura. Dipingere è per Kim “bloccare i momenti della vita che passa”, ha dichiarato. Se sul set è il regista che decide il quadro, nel gesto pittorico è lei la regista di quello che i suoi pennelli inquadrano. Formiche.net ha ricordato la carriera di Kim Novak in occasione del suo novantesimo genetliaco.