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La Cina marcia sull’Europa. La scossa di Pechino alla Aiib

Dopo le notizie relative alla probabile apertura di una filiale della Banca asiatica per gli investimenti a Londra, ora il governo di Xi Jinping chiede all’istituzione antagonista e alternativa alla World Bank di aumentare i finanziamenti alla Via della Seta. E nel mirino c’è sempre il Vecchio continente

Chi pensava che la Cina avesse una sola testa di ponte in Europa, dovrà ricredersi. Fosse stata solo Byd, la casa automobilistica che sta terremotando il mercato mondiale, sarebbe stato, forse, un rischio accettabile. Ora però un altro attore di peso è pronto a scendere in campo. Anzi, lo ha già fatto, magari più silenziosamente. La Banca asiatica per gli investimenti (Aiib, vero e proprio alter ego della occidentale e battente bandiera americana World Bank), è a tutti gli effetti l’istituzione con cui la Cina può allungare le mani su economie ben lontane dal proprio perimetro. Pechino è il primo azionista, nonché l’ispiratore.

Come raccontato da Formiche.net nei giorni scorsi, l’istituto a trazione cinese nato per contrastare l’azione della Banca mondiale, potrebbe presto aprire una propria filiale nel Regno Unito, di fatto il suo primo ufficio in terra d’Europa. Una decisione strategica e avente uno scopo ben preciso. Creare un hub a ovest del Dragone e fungere da calamita per nuovi capitali e nuovi investimenti. Direzione Cina, si intende. Ora però il governo di Xi Jinping ha deciso di dare altro gas, chiamando in causa la via della Seta che poi sarebbe la reale motivazione per cui la Aiib è stata concepita: finanziare e sostenere i progetti infrastrutturali in seno alla Belt&Road.

Tutto è partito dalle parole, pronunciate in queste ore, dal premier cinese Li Qiang. Il quale ha esortato la Banca asiatica per gli investimenti nelle infrastrutture ad aumentare il suo sostegno alla Via della Seta. Attenzione alla tempistica. Il suo discorso alla cerimonia di apertura del decimo incontro annuale della banca avviene in un momento in cui gli Stati Uniti stanno riducendo il sostegno a certe istituzioni guidate dall’Occidente, come la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale, che, secondo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, avvantaggiano ingiustamente altre nazioni.

“Spero”, ha spiegato Qiang, “che l’Aiib continui a impegnarsi per un regionalismo aperto e perseveri nel promuovere la connessione e la comunicazione tra i Paesi asiatici e i Paesi di tutto il mondo: è importante rafforzare la sinergia tra la banca, la Belt and Road Initiative e la Global Development Initiative”, ha affermato Li, riferendosi a due maggiori programmi guidati da Pechino. Insomma, per la Cina è tempo che la sua creatura spinga l’acceleratore, metta aumenti i finanziamenti alle iniziative cinesi e provi a spostare un po’ il baricentro dell’Occidente verso est.

Gli stessi economisti ne sono convinti. “I commenti del premier Li segnalano i continui tentativi della Cina di trarre profitto dal caos causato dalle politiche commerciali ed economiche di Trump”, ha affermato Stephen Olson, ricercatore senior ospite presso l’Institute of Southeast Asian Studies. “La Cina è anche ben consapevole che gli Stati Uniti stanno cercando di fare pressione sui paesi affinché si allontanino dalla Cina (come abbiamo visto nell’accordo commerciale con il Regno Unito) e questo fa parte della sua strategia per contrastare tali sforzi”. Ed è curioso che l’appello del governo cinese per un maggiore impegno della Aiib al servizio della Cina sia arrivato proprio quando la stessa banca vuole aprire i battenti in Europa. Coincidenza?


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