Gli interventi volti ad incentivare la lettura non sono mai un capitolo di spesa, ma sempre e comunque un investimento. Un investimento di lungo termine i cui ritorni economici diretti saranno forse tanto dilazionati da risultare di impossibile determinazione, ma in ogni caso evidenti. Se le politiche di incentivo alla lettura, ad oggi, risultano poco efficaci, allora è necessario cambiarle, adeguarle alla nostra realtà, incentivando azioni differenti da quanto sinora proposto. La proposta di Monti
Il rapporto statistico annuale 2025 pubblicato dall’Istat, e riferito ai dati 2023 e 2024, analizza moltissimi aspetti della nostra vita sociale, politica, economica e culturale.
Dai dati pubblicati, ad esempio, si scopre che poco più di un terzo della popolazione italiana partecipa ad attività culturali fuori casa e che la generazione che maggiormente si dedica a questa tipologia di attività è quella che va dai 15 ai 24 anni.
Così come si scopre, invece, che a connettersi regolarmente alla Rete, è notevolmente aumentato negli ultimi anni: dal 54% del 2003 all’80,6% del 2024. In particolare, a connettersi alla rete con regolarità è la quasi totalità degli italiani tra i 10 e i 54 anni.
Un dato che, tra tutti, merita forse particolare attenzione è però quello legato alla lettura.
Citando testualmente: “Considerando la lettura di libri, nonostante l’aumento costante del livello di istruzione della popolazione negli ultimi decenni, la percentuale di lettori nel tempo libero è rimasta sempre bassa nel nostro Paese, attestandosi nel 2023 al 40,1 per cento tra la popolazione di 10 anni e più. Leggono più i giovani (il massimo si raggiunge nella classe di età 10-14 anni), mentre andando avanti con l’età si osserva una progressiva diminuzione.”
Si tratta di un dato in qualche modo allarmante e non tanto perché il “web” genera quei fenomeni di “brainrot”, o affini.
Quanto piuttosto perché leggere è comprovato aiuti a generare una migliore struttura cerebrale, e durante quegli anni, l’essere umano ha profondamente bisogno di questo tipo di attività.
Sotto il profilo scientifico, ad esempio, le ricerche che hanno pubblicato gli effetti positivi della lettura su sviluppo cognitivo, e sul benessere percepito sono tantissime.
In alcuni casi, è stato persino evidenziato quanto la lettura abbia effetti positivi persino su particolari categorie di ragazzi, come ad esempio gli hikikomori (termine con cui si identificano quelle persone, in genere adolescenti, che si ritirano dalla vita sociale, talvolta vivendo senza mai uscire dalla propria stanza).
Non volendo ridurre il tutto ad una manciata di dati e di statistiche, per meglio sottolineare quanto la riduzione della lettura negli over14 sia pericolosa per la nostra società, può essere utile prendere in prestito alcune parole di Alessandro Baricco che, in una sua lezione su Proust, citando lo stile della Recherche, afferma quanto la grandezza dell’autore sia da rintracciare anche nel suo ossessivo tentativo di scomporre la realtà, analizzando e dando nomi specifici all’esperienza del vivere, e come tale esercizio porti da un lato ad una visione più vicina della “verità”, e dall’altro, risultato tutt’altro che banale, restituisca al lettore una visione del mondo sempre più profonda, ma tenuta insieme all’interno di un’unica frase, come se dare il nome alle cose fosse una strada maestra per comprendere la propria realtà.
Perché è così importante per la democrazia che le persone siano in grado di dare un “nome” alle cose, tangibili o intangibili?
Semplice. Si immagini per un istante alla vita di una persona che non conosce la differenza tra la nostalgia e la tristezza; tra l’aspettativa e la pretesa; tra l’opinione e la certezza.
Si immagini una società in cui l’informazione diviene così massiva da rendere impossibile collegare tutte le notizie all’interno di una conoscenza solida. Si immagini all’incapacità di interpretare gli eventi assumendo una prospettiva più ampia e solida della semplice contingenza.
Non si tratta soltanto di dimensioni umanistiche: l’intera collettività ne sarebbe coinvolta, e con essa, tutti gli aspetti sociali, culturali ma anche economici.
Si tratta chiaramente di un’iperbole ma è un’iperbole anche l’iperreattività di molti risparmiatori di fronte ad una notizia negativa sulle banche.
Non dimentichiamo che viviamo in un mondo in cui, se ad un certo punto, e per qualsiasi ragione, tutti i risparmiatori di una banca decidessero di ritirare l’intero ammontare di denaro custodito in essa, tale azione potrebbe comportare una difficoltà concreta dell’Istituto di Credito, con la potenziale chiusura degli sportelli, condizione che creerebbe il panico più diffuso nella popolazione.
In un mondo così delicato, in un equilibrio tanto fugace, è essenziale che i cittadini di una nazione siano in grado di interpretare la realtà secondo una propria personale prospettiva, comprendendone gli eventi e le riflessioni che influenzino tale visione.
È importante che in una democrazia come la nostra, ogni cittadino sia certo che il voto degli altri risponda ad una effettiva visione del mondo, e non ad un distratto gesto riflesso.
È importante perché la fiducia negli altri è ciò che ha concesso alla nostra umanità di diffondersi nel mondo. È importante perché la creazione di un’identità territoriale si fonda sulla capacità di riconoscersi in una serie di valori condivisi.
Il pericolo, anche soltanto economico, che può comportare una società in cui i lettori diventano sempre meno, è immenso.
Di fronte a tali considerazioni, quindi, gli interventi volti ad incentivare la lettura non sono mai un capitolo di spesa, ma sempre e comunque un investimento.
Un investimento di lungo termine, è vero. I cui ritorni economici diretti saranno forse tanto dilazionati da risultare di impossibile determinazione, ma in ogni caso evidenti.
Se le politiche di incentivo alla lettura, ad oggi, risultano poco efficaci, allora è necessario cambiarle, adeguarle alla nostra realtà, incentivando azioni differenti da quanto sinora proposto.
Di certo, però, sapere di vivere in un Paese che non legge non è una prospettiva rassicurante.