Al Salone di Le Bourget 2025 l’industria della Difesa statunitense ha dimostrato che intende puntare sull’Europa. Non solo come mercato per l’export, ma soprattutto come partner per la produzione condivisa. Tra accordi e investimenti, emerge una strategia che mira a capitalizzare gli sforzi europei sul riarmo e a potenziare le linee di produzione transatlantiche
L’America della Difesa ha deciso di puntare sull’Europa. Al Salone dell’Aerospazio e Difesa di Parigi 2025 – la storica vetrina di Le Bourget – si è mossa in questi giorni una vera e propria manovra diplomatica e industriale a stelle e strisce. Trecentoventi aziende americane, supportate da una corposa delegazione del Congresso degli Stati Uniti, hanno fatto rotta sulla capitale francese con un messaggio semplice ma strategico: l’Europa è il mercato giusto, al momento giusto. E Washington non intende restare a guardare.
L’accelerazione europea sulla Difesa non è passata inosservata oltre Atlantico, così come le opportunità che essa offre. L’Europa ha deciso di riarmare, sì, ma al momento continua a scontare un sottodimensionamento produttivo non indifferente. E qui sta l’intuizione delle aziende Usa: perché limitarsi a offrire i propri prodotti quando si può puntare a fare squadra per aumentare le capacità produttive? D’altronde, gli investitori (siano essi pubblici o privati) al momento non mancano.
Storicamente considerato un salone dedicato principalmente all’aerospazio civile, quest’anno Le Bourget ha visto una partecipazione nettamente più marcata degli stakeholder della Difesa rispetto al passato. Secondo le stime, infatti, circa il 40% degli stand è stato occupato da aziende operanti nel settore.
L’industria Usa che non parla trumpiano
Al contrario dei toni, spesso difficili, del dibattito politico transatlantico negli ultimi mesi (il cosiddetto “fattore Trump”), a Parigi il messaggio statunitense è stato più calibrato e rassicurante. “Siamo qui per dire che l’America è un partner affidabile”, ha spiegato il senatore Jerry Moran, repubblicano del Kansas e membro della delegazione congressuale giunta a Le Bourget. A fargli sponda, anche la collega democratica del New Hampshire, Jeanne Shaheen: “Antagonizzare gli alleati non ci rende più forti”.
Non è un caso che, in occasione del salone, aziende come Anduril, RTX (Raytheon), Lockheed Martin e Boeing abbiano moltiplicato presentazioni, incontri e annunci. A quanto pare, non per “vendere e tornare oltreoceano”, ma per radicare una loro base produttiva in Europa. La logica è quella del partnering: costruire insieme, produrre localmente e condividere tecnologie. D’altronde, le intese industriali — come è noto — durano ben più a lungo delle stagioni politiche.
Chi punta all’Europa negli Usa?
Il caso più emblematico è forse quello di Anduril, la start-up californiana fondata da Palmer Luckey, già fondatore di Oculus. A Parigi ha portato Fury, un drone stealth da combattimento concepito per accompagnare i futuri caccia di nuova generazione (l cosiddetti Loyal Wingman). Ma non solo, questa settimana Anduril ha annunciato anche un accordo con il colosso tedesco Rheinmetall per la produzione in serie del suo missile cruise Barracuda.
Stessa logica per RTX, che ha fatto sapere di essere vicina ad aprire una linea produttiva europea per i missili Stinger, ampiamente utilizzati in Ucraina. “Per le esigenze immediate, siamo in grado di rispondere rapidamente al mercato europeo”, ha dichiarato Thomas Laliberty, presidente della divisione Land & air defense systems di Raytheon.
Anche Lockheed Martin si muove nella stessa direzione. In un’intervista a Breaking Defense, ha confermato di essere alla ricerca di partner europei per la produzione di sistemi missilistici (tra cui il Gmlrs e il Javelin), oggi sotto pressione per via della domanda globale. “Stiamo valutando (l’espansione della produzione) per l’intero portafoglio”, ha dichiarato Paula Hartley, vicepresidente di Lockheed. “Con l’aumento della domanda, vediamo il valore e i vantaggi di una espansione dalla produzione puramente nazionale a una catena di fornitura internazionale”.
Per gli Usa, non si tratta solamente di capitalizzare sul riarmo europeo, ma anche di consolidare la propria base industriale per far fronte ai competitor strategici. “Nessuno può fare tutto da solo. Forse la Cina può provarci, ma per noi serve collaborazione”, ha dichiarato Turbo Sjogren, responsabile dei servizi governativi di Boeing.
La spinta europea al riarmo offre uno spazio industriale e strategico che gli Stati Uniti non vogliono – e non possono – ignorare. Ma rispetto al passato, il tono è cambiato. A Le Bourget si è presentata un’America che non si limita a offrire prodotti off the shelf, ma che punta alla creazione di catene produttive e di valore che resteranno sul continente. La lezione che emerge da questi nuovi allineamenti è importante anche — e soprattutto — per noi: per la prima volta dopo decenni, è il momento di puntare sull’Europa.