L’azienda di Mark Zuckerberg ha firmato un accordo ventennale con il colosso energetico Constellation per evitare la chiusura del Clinton Clean Energy Center in Illinois. L’energia pulita serve per portare avanti lo sviluppo e, soprattutto, per alimentare gli enormi data center. Ma è anche una richiesta politica, visti gli ultimi ordini esecutivi di Donald Trump
Che l’intelligenza artificiale sia lo strumento del futuro è ormai appurato. Che lo diventi anche l’energia nucleare è da vedere. Ma proprio grazie all’AI potrebbe ricevere una spinta importante. Meta e l’azienda Constellation hanno sottoscritto un accordo ventennale – che partirà dal 2027 – per acquistare energia con cui alimentare la Clinton Clean Energy Center da 1,1 gigawatt dell’Illinois. È una partnership win-win, con cui si vuole raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni e sostenere le attività dell’azienda di Mark Zuckerber. Il nucleare, infatti, sarà il motore con cui alimentare i data center, che vista la loro grandezza ne richiedono parecchia.
L’impianto dell’Illinois, che fornisce energia a circa 800mila abitazioni, avrebbe dovuto chiudere nel 2017, ma è stato salvato dal Future Energy Jobs Act, grazie a cui si era avviato un programma di crediti a emissioni zero. Il problema si sarebbe però ripresentato dieci anni più tardi, ma a salvare di nuovo la Clinton Clean Energy Center è arrivata Meta. Come affermano le due società, la loro unione permetterà di salvare 1.100 posti di lavoro, genererà 13,5 milioni di dollari all’anno in entrate fiscali e provvederà allo sviluppo dell’intera area grazie all’investimento quinquennale da un milione di dollari. Inoltre, la produzione verrà aumentata di 30 megawatt.
“Garantire un’energia pulita e affidabile è necessario per continuare a portare avanti le nostre ambizioni in materia di intelligenza artificiale”, spiegano da Meta. La chiusura dell’impianto, avevano avvertito dal Brattle Group, avrebbe generato 34 milioni di tonnellate di emissioni in più nei prossimi venti anni. “Ciò equivale a mettere su strada circa 7,4 milioni di auto a benzina per un anno”.
La simbiosi tra tecnologia e nucleare appare sempre più inevitabile. È per questo che non soltanto Meta ma anche le altre Big Tech hanno deciso di investire nell’energia pulita. Dentro ci sono anche Google e Amazon, altre due società che ne hanno bisogno per le loro attività.
L’IA è energivora, su questo non ci piove. Non c’è soltanto la questione dei data center, ma anche il continuo sviluppo dei loro strumenti. Tanto per dirne una: per addestrare un solo modello di intelligenza artificiale inquina tanto quanto l’arco di vita cinque automobili messe insieme. Secondo Research Gate, nel 2022 i data center hanno contribuito da soli all’1% delle emissioni. In generale, il loro consumo di energia è cresciuto del 20-40% all’anno nell’ultimo periodo.
La vicenda ha anche ovvi connotati politici. Venerdì scorso Donald Trump ha firmato una serie di ordini esecutivi che prevedono la costruzione di nuovi reattori per soddisfare la richiesta di energia dei data center e altre attività produttive. Per il presidente americano è la “rinascita dell’energia nucleare”, che non può prescindere dall’intelligenza artificiale.