Oracle sta lavorando a un progetto per facilitare l’accesso al mercato del Pentagono anche alle piccole aziende tecnologiche, che fino a oggi hanno riscontrato grandi limiti. Ma è tutto il mondo della Silicon Valley a essere interessato. Come dimostra l’arruolamento dei dirigenti di Meta, Palantir e OpenAI avvenuto la scorsa settimana. L’obiettivo di tutto questo è chiaro: modernizzare le forze armate facendole familiarizzare con gli strumenti di IA
Un nuovo modo, più facile e veloce, per permettere anche alle piccole aziende di vendere tecnologia al Dipartimento della Difesa. Il progetto si chiama Oracle Defense Ecosystem ed è facile capire chi lo abbia lanciato. “Possiamo offrire a queste aziende un percorso semplice per accedere al mercato della difesa”, spiega il vice presidente del cloud di Oracle, Ran Waldron. “Siamo in grado di scoraggiare e vincere il prossimo conflitto basandoci sulla qualità della nostra tecnologia”, aggiunge con convinzione. Uno degli obiettivi principali del progetto è di instaurare la propria piattaforma di cloud computing dentro il Pentagono, incentivando le aziende a utilizzarlo.
La notizia è un’esclusiva del Wall Street Journal, secondo cui la lista attuale conta ancora meno di una dozzina di società, come IA Blackshark.ai, SunsuQ, Metron e Arqit. A tutte loro, Oracle permetterà di usufruire dei suoi uffici e della sua esperienza in materia, con alcuni sconti sulla piattaforma cloud e di intelligenza artificiale di Palantir Technologies così come su NetSuite, il software aziendale di Oracle.
La fusione tra Pentagono e aziende tecnologiche della Silicon Valley è sempre più una necessità. La situazione attuale sullo scacchiere internazionale spinge i Paesi a investire nella difesa, rivolgendosi dunque alle aziende. Anche quelle tecnologiche, perché la sicurezza di oggi – e ancor di più quella di domani – richiede un adattamento alle minacce. Tra cui quelle cibernetiche, a cui è possibile far fronte tramite strumenti di IA. Motivo per cui molti venture capitalist hanno deciso di investire massicciamente in alcune start-up specializzate nella difesa. Ma c’è un problema alla base: solo una manciata (1%) dei fondi governativi stanziati dal Dipartimento della Difesa nell’anno fiscale che si è concluso a settembre (411 miliardi di dollari) è andato a queste start-up.
Tutto questo mostra le difficoltà che hanno le piccole aziende a stipulare accordi con il Pentagono. Un problema a cui Oracle promette di porre rimedio. La sua influenza dentro l’amministrazione di Donald Trump è sempre più forte, come dimostra la sua partecipazione a Stargate – il progetto da 500 milioni di dollari in quattro anni con cui Washington vuole aggiudicarsi la corsa tecnologica – e la sponsorizzazione alla parata militare andata in scena sabato, in occasione del 250esimo anniversario dell’esercito e del 79esimo compleanno del presidente americano.
Il giorno prima delle celebrazioni, hanno prestato giuramento nuove reclute, che arrivano dal settore tech. Perché Oracle non è l’unica che scommette sulla difesa a stelle e strisce. Tutto il mondo Big Tech è coinvolto nell’aggiornamento delle forze armate statunitensi. Così alcuni dirigenti di Meta, Palantir e OpenAI faranno presto parte di un nuovo gruppo interno all’esercito, prestando servizio per 120 ore all’anno come tenente colonnello. Non dovranno fare la formazione di base prevista per i nuovi arrivati e avranno una maggiore flessibilità rispetto agli altri soldati. La loro missione sarà quella di occuparsi della formazione, così che l’esercito possa sfruttare al meglio la tecnologia e gli strumenti di IA. Ma anche aiutare nella ricerca di nuovi talenti tecnologici.