India e Unione europea hanno fatto significativi progressi verso un accordo di libero scambio da firmare entro fine anno, escludendo però settori sensibili come il lattiero-caseario. Restano da risolvere nodi su accesso al mercato e sul meccanismo europeo Cbam
India e Unione europea hanno raggiunto un’intesa su circa metà dei capitoli che comporranno l’accordo di libero scambio che entrambe le parti puntano a chiudere entro la fine del 2025. I colloqui, intensificatisi negli ultimi mesi, hanno già prodotto risultati tangibili su otto dei circa venti capitoli previsti, secondo fonti vicine ai negoziati. Il ministro indiano del Commercio, Piyush Goyal, ha incontrato, lunedì a Parigi, il commissario europeo al Commercio Maroš Šefčovič: la 12ª tornata negoziale è attesa per l’inizio di luglio, mentre l’obiettivo è di chiudere l’intesa entro dicembre.
Mentre le relazioni tra i singoli Paesi europei e l’India procedono in modo spedito, con un aumento di intensità e valore dei rapporti (come quello che si è visto negli ultimi anni tra Roma e New Delhi), l’accordo con il blocco è considerato fondamentale. Era stato lo stesso ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, a dire che l’accordo di libero scambio New Delhi-Bruxelles era fondamentale, perché tra le altre cose avrebbe anche facilitato lo sviluppo di Imec (il corridoio di connettività tra India, Medio Oriente ed Europa).
Tra i temi già concordati dalle delegazioni indiane ed europee ci sono ambiti meno controversi, come le regole d’origine e la facilitazione doganale. Alcuni dossier restano invece irrisolti, soprattutto in ambito agricolo. È stato confermato però che l’accordo non includerà prodotti considerati “sensibili” come il latte e derivati. L’esclusione del settore lattiero-caseario, fortemente protetto da dazi elevati in India, rappresenta un sollievo per milioni di piccoli produttori locali e riflette la linea dura del governo Modi, attento a non riaprire ferite sociali dopo le proteste contadine degli ultimi anni.
Secondo funzionari europei, i due partner hanno ormai tracciato un “perimetro realistico” per un libero scambio significativo, escludendo esplicitamente il comparto lattiero. La stessa sorte sarebbe toccata anche al riso, altro prodotto agricolo strategico per l’India.
Il negoziato si inserisce in un contesto più ampio in cui Bruxelles punta a rafforzare i legami economici con la quinta economia mondiale, anche alla luce dell’instabilità del commercio transatlantico seguita alle misure protezionistiche introdotte o minacciate dagli Stati Uniti sotto la presidenza Trump. Da New Delhi arriva la stessa necessità: nei giorni scorsi Donald Trump ha scritto sul suo social network, Truth, che non accetterà più che Apple produca in India i suoi device, vendendolo negli Stati Uniti senza tariffe e ha infatti minacciato dazi del 50%, una notizia non amichevole per New Delhi, che punta a essere anche un centro globale per la produzione pure dell’hi-tech.
L’obiettivo condiviso, ribadito a febbraio durante l’incontro tra il primo ministro indiano, Narendra Modi, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è siglare un accordo consistente, totalmente condiviso e in modo rapido. Qualcosa di simile sta succedendo anche con l’Asean e con il Mercosur, ossia c’è una nuova spinta — che Bruxelles condivide con altri blocchi politico-economici — per chiudere intese annose sfruttando una necessità comune: proteggersi dalla politica America First 2.0. In quest’ottica, il ritorno alla Casa Bianca di Trump, che si somma alla volontà di rimodellare le supply chain globali, è un fattore dinamizzante.
Non mancano tuttavia ostacoli un po’ su tutti i dossier. Bruxelles continua a considerare insoddisfacente l’apertura indiana nei settori automobilistico e degli alcolici, che New Delhi ritiene tra i temi più delicati e da affrontare solo in fase avanzata (sul tema, viene considerata ottima l’iniziativa italiana di organizzare un evento nel quadro del Vinitaly a New Delhi, a marzo). Sul fronte europeo, si insiste invece sulla necessità di garantire “accesso di mercato economicamente significativo”.
Altro punto critico è rappresentato dal meccanismo europeo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam), che prevede dazi sulle importazioni di beni ad alta intensità carbonica come cemento, acciaio e fertilizzanti. L’India ha già espresso forti riserve sullo strumento, che potrebbe penalizzare gravemente la sua industria pesante. Funzionari indiani hanno indicato che potrebbero chiedere un rinvio dell’implementazione o soluzioni concordate per attenuarne l’impatto.
Nonostante le divergenze però, il clima generale dei colloqui resta positivo. Il recente slancio negoziale, testimoniato dalle ultime due sessioni a Nuova Delhi e Bruxelles, alimenta la speranza di un’intesa che, pur non totale, possa rappresentare un passo significativo nel rafforzamento della partnership strategica tra India e Ue — con benefici più diretti e concreti per i paesi del blocco che hanno attive maggiori relazioni con il Subcontinente, in primis dunque l’Italia.
Dinamiche, compresi i benefici, che si rispecchiano anche nelle cooperazioni securitarie già in corso tra Europa e India. Sì conclude oggi l’esercitazione congiunta nell’Indo-Mediterraneo, a cui la marina di New Delhi ha partecipato in collaborazione con il dispositivo Ue “Atalanta”, che nella regione lavora per il controllo della pirateria che sta tornando ad affliggere i collegamenti euro-asiatici.