Una decina di missili iraniani sono stati lanciati contro obiettivi militari americani in Medio Oriente. Sotto la salva missilistica per ora ci sono le basi in Qatar e Iraq. È la rappresaglia per il raid di due giorni fa. Trump minaccia risposte ancora più violente. Teheran non poteva non colpire, ma la risposta per ora sembra limitata
Nella serata di lunedì (ora locale), l’Iran ha lanciato una serie di missili contro obiettivi militari statunitensi in Medio Oriente, in risposta al raid americano contro tre siti nucleari iraniani avvenuto nel fine settimana.
L’attacco iraniano è stato diretto principalmente verso la base di Al Udeid, la più grande installazione militare americana nella regione e hub del CentCom. La base era stata svuotata prima dell’attacco e quasi tutti i missili lanciati sono stati intercettati. Non ci sono stati danni e vittime.
In un messaggio pubblicato sul suo social network, Truth, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha commentato con tono trionfante la risposta iraniana a quella che ha definito “la nostra obliterazione delle loro strutture nucleari”. Secondo Trump, la rappresaglia di Teheran è stata “molto debole, come ci aspettavamo”, e sarebbe stata “molto efficacemente contrastata” dalle difese americane. Il commander-in-chief ha precisato che “sono stati lanciati 14 missili: 13 sono stati abbattuti e uno è stato ‘lasciato libero’ perché diretto verso una zona non minacciosa”. Ha inoltre sottolineato con soddisfazione che “nessun americano è rimasto ferito e i danni sono stati minimi”.
In un passaggio dai toni quasi concilianti, ha ringraziato l’Iran “per averci avvisato in anticipo”, fatto che, a suo dire, “ha reso possibile evitare vittime e feriti”. Il presidente americano ha poi auspicato che “forse ora l’Iran potrà procedere verso la pace e l’armonia nella regione”, aggiungendo di essere pronto a “incoraggiare con entusiasmo Israele a fare lo stesso”.
Nel pomeriggio di lunedì, il governo del Qatar aveva annunciato la chiusura temporanea dello spazio aereo come misura precauzionale, mentre Stati Uniti, Regno Unito e Cina avevano invitato i propri cittadini a restare al sicuro. Anche lo spazio aereo emiratino era stato chiuso, perché altre basi americane nel paese — così come in Bahrein — potevano essere colpite. I cieli della regione sono stati tutti riaperti nel giro di un paio di ore.
Il portavoce delle forze armate iraniane ha definito “inevitabili” le conseguenze dell’attacco americano ai siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan, e ha accusato Washington di aver ampliato il conflitto: “Trump, il giocatore d’azzardo, potrà aver iniziato questa guerra, ma saremo noi a finirla”.
Il Corpo dei Guardiani, in una nota per la stampa, spiega che questo attacco di rappresaglia, condotto nell’ambito dell’operazione “Basharat al-Fath”, è stato “approvato dal Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano e guidato dal comando centrale di Khatam al-Anbiya”.
Colpire la base americana in Qatar, pur essendo una struttura ben difesa, risponde alla logica di un’escalation calcolata. Era l’obiettivo più protetto nel raggio d’azione iraniano, ma anche quello che consente a Teheran di inscenare una risposta visibile e di impatto per il proprio pubblico interno, riducendo il rischio di un’escalation fuori controllo.
Il preavviso dato agli Stati Uniti, che ha permesso di evacuare la base, conferma questa logica di contenimento. La reazione del mercato petrolifero, col calo del greggio già nei primi minuti dopo l’attacco (quando emergevano le notizie sulla portata simbolica) fa pensare che anche la finanza abbia percepito che la risposta iraniana è stata volutamente limitata. Almeno per adesso. Anche per questo pare che Trump sia posizionato decisamente sulla necessità di arrivare subito a un cessate il fuoco, e intende pressare con forza anche Benjamin Netanyahu affinché Israele interrompa gli attacchi sull’Iran.