Appare di tutta evidenza che il petrolio presenta un vantaggio competitivo per le aziende che gestiscono raffinerie lungo la costa del Mar Nero, in particolare per le raffinerie situate in Bulgaria e Romania. Ciò va fisiologicamente mescolato alla consapevolezza che i mutamenti geopolitici, come la guerra in Ucraina, hanno ridisegnato le rotte commerciali con anche un impatto significativo sui mercati energetici globali
Petrolio e gas restano vitali per garantire la sicurezza energetica e la diversificazione delle rotte di esportazione passa anche dalla rotta Baku-Tbilisi-Ceyhan. Questa la consapevolezza dei massimi esperti energetici, riuniti all’Astana International Forum, che hanno fatto il punto su obiettivi e strategie. Nel mezzo il macro tema della sicurezza energetica, che resta il principale indicatore di progetti e alleanze, non fosse altro perché impatta sulle future rotte (come quella tra Kazakistan e Azerbaigian) e i numeri dell’Opec, secondo cui la domanda globale di petrolio dovrebbe aumentare a 106,31 milioni entro il 2025.
Quale sicurezza energetica
La sicurezza energetica non va confusa con l’isolamento o l’indipendenza energetica: è l’ assunto toccato da Dario Liguti, direttore per l’energia sostenibile presso la Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (Unece), in occasione dell’Astana international Forum (a cui ha preso parte il presidente del consiglio Giorgia Meloni), secondo cui la resilienza globale dipende invece dall’interdipendenza, attraverso la connettività delle reti regionali e il commercio transfrontaliero di energia. Ha inoltre messo l’accento su tre azioni: bilanciare convenienza, affidabilità e sostenibilità riformulandolo come una questione di resilienza: “Tutte e tre queste questioni devono essere analizzate attentamente, e analizzando queste e il compromesso che si crea tra di esse, è così che si costruisce un sistema energetico resiliente. I sistemi energetici resilienti, tornando alla sua domanda, sono rafforzati dalla collaborazione energetica, dalla cooperazione energetica tra Paesi, tra Paesi confinanti”. Le nuove rotte dunque sono la cartina di tornasole per comprendere dove e come si evolverà il settore.
La rotta Baku-Tbilisi-Ceyhan
Lo scorso febbraio c’è stato il primo carico di greggio inviato dal giacimento di Kashagan al Kazakistan tramite l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC), da 6000 tonnellate, spia di una crescente alleanza tra Kazakistan e Azerbaigian, con la possibilità nel breve-medio periodo di aumentare sensibilmente i volumi. La nuova rotta prevede di fornire prodotti petroliferi ai mercati mondiali dal bacino chiuso del Mar Caspio, ma non è tutto. Il BTC è nato dall’accordo siglato il 15 gennaio 2025 tra Socar Midstream Operations, controllata di Socar, e Kmg Trading, filiale della compagnia kazaka KazMunayGaz (Kmg), che prevede il transito di 240 mila tonnellate di petrolio di Kashagan all’anno.
Il giacimento è una delle più grandi scoperte di petrolio degli ultimi quattro decenni con una stima di 9-13 miliardi di barili di petrolio recuperabile e copre un’area di 3.375 chilometri quadrati. L’oleodotto Baku-Supsa, lungo 833 chilometri, collega il terminal di Sangachal, vicino a Baku, al terminal di Supsa, sulla costa georgiana del Mar Nero. Oltre alle pipeline verranno a breve usate anche le ferrovie in Azerbaigian con l’effetto di moltiplicare i carichi. Negli ultimi vent’anni il greggio kazako ha viaggiato nell’oleodotto Caspian Pipeline Consortium fino al porto russo di Novorossiysk, sul Mar Nero. Ma un tribunale russo ha minacciato di chiudere l’oleodotto nel luglio 2022, da quel giorno il governo kazako e i principali produttori stranieri hanno iniziato a cercare rotte alternative.
I riflessi in Europa
Appare di tutta evidenza che il petrolio presenta un vantaggio competitivo per le aziende che gestiscono raffinerie lungo la costa del Mar Nero, in particolare per le raffinerie situate in Bulgaria e Romania. Ciò va fisiologicamente mescolato alla consapevolezza che i mutamenti geopolitici, come la guerra in Ucraina, hanno ridisegnato le rotte commerciali con anche un impatto significativo sui mercati energetici globali. Paesi come Kazakistan, Azerbaigian e Turchia sono destinati a diventare attori chiave.
In questo senso va ricordato il contributo del Middle Corridor, che rende possibile il trasporto del petrolio attraverso il Mar Caspio fino a Baku, per poi utilizzare il transito ferroviario o tramite oleodotto attraverso l’Azerbaijan e proseguire il trasporto via Georgia, Turchia o Mediterraneo.