Nel corso del secondo round di negoziati nella capitale britannica, quasi certamente l’accesso alle materie critiche avrà un peso non banale. Un’arma che la Cina è pronta a usare
Stati Uniti-Cina, atto secondo. In queste ore a Londra sono di scena i nuovi colloqui tra le delegazioni della prima e seconda economia globale, per tentare di trovare la quadra e fermare, una volta per tutte, la guerra commerciale, costruendo nuovi equilibri negli scambi. A questa attesa sessione negoziale hanno partecipato per Washington tre pezzi da novanta dell’amministrazione di Donald Trump: il segretario del Tesoro, Scott Bessent, quello del Commercio, Howard Lutnick, e Jamieson Greer, rappresentante commerciale americano. Mentre la delegazione di Pechino è guidata dal vicepremier He Lifeng.
Collateralmente, ma non troppo, le terre rare, sono sempre più una leva geopolitica importante nell’ambito della guerra commerciale innescata dal ritorno alla Casa Bianca di Trump. Ora, Pechino ha un vero e proprio dominio sulla filiera dei minerali critici e l’accresciuto sistema di controllo che ha messo in campo sull’export di questi materiali, fondamentali per tutte le produzioni tech, potrebbe essere una carta vincente nel braccio di ferro commerciale.
Per capire la portata dell’arsenale cinese e come questo può impattare sui negoziati, basta guardare ai dati forniti dall’amministrazione delle Dogane cinese. La seconda economia mondiale ha esportato terre rare per un valore di 18,7 milioni di dollari a maggio, segnando un calo annuo del 48,3%: i dati diffusi dall’ente cinese includono le esportazioni di tutte le tipologie di terre rare, non soltanto quelle soggette alle nuove limitazioni. Il dato di maggio inoltre fotografa un calo del 13,7% rispetto ad aprile, quando le esportazioni avevano raggiunto 21,7 milioni di dollari.
Il punto è che gli stessi Stati Uniti dipendono dalla Cina per circa il 70% delle importazioni di terre rare, secondo le stime degli analisti, il rischio di interruzioni nella filiera statunitense è concreto. Questo uno dei motivi per i quali, per esempio, Trump ha insistito col presidente ucraino Volodymyr Zelensky per avere un accordo sulle terre rare. Non è dunque un caso che pochi giorni fa Peter Navarro, consigliere per il commercio e la manifattura della Casa Bianca, ha dichiarato che i colloqui commerciali Usa-Cina avranno proprio le terre rare come tema chiave.
Anche l’Europa, però, è destinata a prestare il fianco alla Cina, sempre sul terreno delle terre rare. Pechino e Bruxelles, dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca, hanno iniziato ad annusarsi se non corteggiarsi apertamente, su questi materiali cruciali sarebbero ormai vicini a un accordo. La Cina ha proposto all’Unione europea un canale verde privilegiato per facilitare le esportazioni di terre rare verso i paesi del raggruppamento. “Il controllo delle esportazioni di terre rare e di altre materie prime è una prassi unica a livello internazionale”, ha dichiarato un portavoce del ministero cinese del Commercio in un comunicato. Tuttavia, ha continuato il ministero, “la Cina attribuisce grande importanza alle preoccupazioni dell’Ue e si dichiara pronta a istituire un canale verde per le richieste conformi, in modo da accelerarne l’esame”. Un altro coltello, dalla parte del manico.