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Ue, stop ai dispositivi medici cinesi. Le ragioni della scelta

Bruxelles esclude le aziende cinesi dagli appalti Ue sopra i cinque milioni di euro per dispositivi medici, citando “discriminazione sistematica” nei confronti delle imprese europee. È la prima applicazione concreta dello strumento per gli appalti internazionali (Ipi)

La Commissione europea ha deciso di escludere le aziende cinesi dagli appalti pubblici dell’Ue per dispositivi medici di valore superiore a cinque milioni di euro. È la prima misura adottata nell’ambito del nuovo regolamento sugli appalti internazionali (Ipi), con cui Bruxelles intende reagire a quella che definisce una “discriminazione sistematica” delle imprese europee nei bandi pubblici cinesi. Secondo il report della Commissione – risultato dell’indagine avviata nell’aprile del 2024 – il 87% degli appalti cinesi per dispositivi medici esclude o penalizza i produttori Ue, mentre le esportazioni cinesi verso l’Europa sono più che raddoppiate negli ultimi anni.

MISURA CONFORME AGLI OBBLIGHI WTO

L’azione europea introduce un limite del 50% al contenuto cinese nelle offerte aggiudicate e prevede eccezioni solo in assenza di fornitori alternativi, assicurando la continuità delle forniture sanitarie. “Le misure sono proporzionate e conformi agli impegni internazionali sotto il quado Wto”, si legge nella nota, che comunque lascia aperto lo spazio per una revisione. Se Pechino offrirà soluzioni concrete e verificabili, le restrizioni potranno essere sospese.

CONDIZIONI DI PARITÀ PER LE IMPRESE EUROPEE

La decisione si somma agli attriti sui dazi europei alle auto elettriche cinesi. “Il nostro obiettivo con queste misure è garantire condizioni di parità per le imprese dell’Ue” spiega il commissario al Commercio Maros Sefcovic. Il governo cinese ha subito accusato Bruxelles di “doppi standard” e concorrenza sleale. “Rimaniamo impegnati nel dialogo con la Cina per risolvere la questione”, ha aggiunto Sefcovic.


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