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Un missile che cambia le carte in tavola? Kyiv svela l’Hrim-2

L’introduzione del nuovo missile balistico sviluppato dall’industria ucraina potrebbe aprire un nuovo capitolo per le forze armate di Kyiv. Le sue caratteristiche tecniche, così come l’assenza di restrizioni politiche sul suo impiego, potrebbero (in teoria) modificare significativamente il bilanciamento operativo sul fronte

Le capacità di attacchi a lunga distanza di Kyiv sembrano essere giunte ad un punto di svolta. Lo scorso 6 giugno è stato infatti svelato un nuovo missile balistico sviluppato domesticamente, il quale sarebbe stato testato sul campo nel mese di maggio, quando è stato utilizzato per colpire con successo un centro di comando delle forze armate russe. Il sistema in questione sarebbe il Hrim-2 (nome non ufficiale, inizialmente utilizzato per questioni di export), sviluppato dall’Yuzhnoye Design Bureau e prodotto dalla Yuzhmash nella città di Dnipro, ed apparentemente pronto ad essere prodotto in serie.

Lo Hrim-2, concepito come controparte del sistema russo Iskander, monterebbe una testata convenzionale di 400 chilogrammi e avrebbe una gittata massima di 300 chilometri nella sua configurazione per l’export, mentre la versione domestica riuscirebbe ad oggi ad arrivare a 500 chilometri, anche se in futuro questo limite potrebbe essere superato, secondo quanto affermano gli stessi ucraini. Sia la portata che il carico esplosivo rappresentano due punti di forza del nuovo sistema d’arma, ma a questi si deve aggiungere anche la precisione: “Spesso ci si chiede perché non abbiamo riutilizzato i vecchi missili Pivdenmash”, ha detto l’analista di Defense Express Ivan Kyrychevskyi. “La risposta è: non erano abbastanza precisi. Per eguagliare qualcosa come l’Iskander russo, è necessaria un’elettronica di classe completamente diversa”. In passato l’industria della difesa ucraina ha avuto problemi con l’elettronica militare, ma negli ultimi anni sembra aver fatto progressi importanti in questo senso, e il successo nei test effettuati dall’Hrim-2 confermerebbe tale ipotesi. Montato su una piattaforma mobile, lo Hrim-2 può essere rapidamente dispiegato e nascosto dopo l’attacco.

L’entrata in servizio operativo di questo sistema avrebbe, almeno sulla carta, un impatto importante sulle capacità operative di Kyiv. Rispetto agli statunitensi Atacms, agli inglesi Storm Shadow e ai francesi Scalp, che oggi rappresentano il nerbo dell’arsenale ucraino, lo Hrim-2 comporta infatti diversi vantaggi: a differenza dei sistemi stranieri che spesso soggetti a restrizioni politiche sull’uso all’interno del territorio russo, l’Hrim-2 è privo di tali limitazioni; inoltre, la sua testata è più pesante di quella delle controparti estere, offrendo una maggiore potenza distruttiva. Con l’attuale raggio d’azione, il missile ucraino avrebbe a portata di mano obiettivi siti in profondità nel territorio russo fino a 230-240 chilometri oltre il confine, dalle infrastrutture e dai depositi logistici ai centri di comando agli impianti di produzione di droni. In passato, l’introduzione (scaglionata) da parte di Kyiv di capacità di attacco a lungo raggio ha avuto degli effetti significativi sulla conduzione delle operazioni da parte delle forze armate russe: queste ultime hanno infatti dovuto riadattare la propria logistica (e non solo) per mantenere obiettivi sensibili al di fuori del raggio d’azione di Kyiv, con ovvi contraccolpi sull’efficienza dei sistemi di rifornimento e, a cascata, su quella delle unità al fronte.

Secondo alcuni analisti, l’Hrim-2 sarebbe anche di difficile intercettazione da parte dei sistemi contraerei russi: “I sistemi S-300 e S-400 hanno solo il 30% di possibilità di colpire un bersaglio balistico […] In alcune fasi, raggiunge una velocità quasi ipersonica. Questo rende l’intercettazione estremamente difficile per le difese aeree russe”, ha spiegato l’esperto del settore Kostiantyn Kryvolap. “Se si lanciano due missili contemporaneamente, non lo abbatteranno”.

Se effettivamente l’Ucraina riuscisse a produrre in numero sufficiente questi sistemi, anche sfruttando un facile accesso alla componentistica occidentale, le dinamiche belliche ne sarebbero profondamente influenzate. Ma è ancora troppo presto per fare qualsivoglia previsione in tal senso.


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