Il caso (apparentemente isolato) del cittadino Usa solleva interrogativi su radicalizzazione, propaganda e coinvolgimento diretto di cittadini occidentali nel conflitto in Ucraina e oltre, mettendo in luce nuove dinamiche della guerra ibrida del ventunesimo secolo
Seppure con diversa intensità, nel corso degli ultimi anni il governo statunitense è sempre rimasto a fianco dell’Ucraina nella sua lotta contro l’invasione russa. Stessa cosa non si può dire però per i cittadini americani. Daniel Martindale, cittadino statunitense e autoproclamato missionario cristiano, è stato premiato con la cittadinanza russa direttamente su decreto del presidente Vladimir Putin per il suo contributo alla causa militare del Cremlino in Ucraina. L’annuncio, accompagnato da una cerimonia ufficiale a Mosca, è stato confermato dal leader filorusso della regione occupata di Donetsk, Denis Pushilin.
Martindale ha vissuto per oltre due anni in territorio ucraino, fornendo informazioni di intelligence alle forze russe. In particolare, avrebbe trasmesso coordinate di installazioni militari ucraine nella regione di Donetsk, supportando così l’offensiva di Mosca, compresa la pianificazione dell’assalto a Kurakhove, cittadina vicina al nodo logistico strategico di Pokrovsk.
Originario di una famiglia di missionari con radici tra New York, Indiana e la Cina rurale, Martindale aveva sviluppato un interesse per la Russia sin da giovane. Dopo un soggiorno a Vladivostok nel 2018, dove ha studiato russo e insegnato inglese, lo statunitense è stato espulso per violazioni delle leggi sul lavoro. Trasferitosi in Polonia, nel febbraio 2022 ha attraversato il confine ucraino in bicicletta pochi giorni prima dell’invasione russa, raggiungendo inizialmente la città di Lviv.
Con il pretesto di svolgere attività missionarie Martindale si è poi stabilito in un villaggio controllato da Kyiv nella regione orientale del Paese, dove coltivava ortaggi e partecipava alla vita della comunità locale. Nel frattempo, intratteneva contatti con forze filorusse tramite l’app Telegram, inviando loro informazioni riservate.
Le attività di spionaggio di Martindale sono proseguite fino alla fine del 2024, quando l’avanzata russa nella zona rese la sua permanenza troppo rischiosa. A quel punto, il cittadino statunitense è stato evacuato con un’operazione condotta dalle forze speciali russe, che lo hanno trasferito in sicurezza a Mosca. In una conferenza stampa tenutasi nel novembre successivo, Martindale ha dichiarato pubblicamente di essersi impegnato a “salvare vite di soldati russi” e a costruire un futuro per i russi in Ucraina.
Pushilin, elogiandone l’operato, ha sottolineato come “non solo è sopravvissuto in territorio nemico, ma ha aiutato la nostra causa, mettendo a rischio la propria vita”. Per le sue azioni, Martindale “è uno di noi”, ha dichiarato il leader filo-Cremlino.
Il conferimento della cittadinanza è stato trasmesso dalla televisione di Stato russa: Martindale, vestito in giacca e cravatta, ha giurato fedeltà alla costituzione della Federazione Russa, parlando in un russo fluente. “La Russia non è solo la mia casa, ma la mia famiglia”, ha detto, mostrando con orgoglio il passaporto appena ricevuto.
Il caso solleva interrogativi significativi su reclutamento, radicalizzazione e il coinvolgimento di cittadini occidentali nel conflitto ucraino dalla parte russa. Martindale rimane al momento un caso raro, ma emblematico, di un cittadino americano che ha scelto volontariamente di supportare la Russia dall’interno del territorio ucraino, fino a ottenere la cittadinanza di un Paese con cui gli Stati Uniti sono in pieno scontro geopolitico.