Storico crocevia di civiltà e religioni, il Mediterraneo resta oggi un teatro strategico, frammentato ma centrale per comprendere le dinamiche globali. Lo ricorda David Abulafia nel corso del Med-Or Day, dedicato al passato e al futuro di questo mare millenario
Culla di civiltà millenarie, crocevia di popoli, religioni e imperi, il bacino del Mediterraneo ha rappresentato per secoli il fulcro della storia globale. Dalle rotte tracciate dai Fenici alle conquiste di Roma, dai commerci delle Repubbliche marinare alle campagne napoleoniche, questo mare interno ha plasmato culture, determinato equilibri geopolitici e favorito l’incontro e lo scontro tra Oriente e Occidente. Ancora oggi, nonostante i mutamenti globali, il Mediterraneo resta un teatro strategico di primo piano, dove le sfide della sicurezza, dell’energia e delle migrazioni si intrecciano con un’eredità storica che continua a orientare il presente.
Proprio sull’importanza del Mare Nostrum di romana memoria si è incentrato l’evento di celebrazione della quinta edizione del Med-Or Day, denominato “La storia, il presente, il futuro del Mediterraneo Globale” e svoltosi il 3 luglio nella sede della fondazione, evento durante il quale il docente di Storia del Mediterraneo dell’università di Cambridge David Abulafia e il giornalista del Corriere della Sera Paolo Valentino hanno portato avanti un dialogo atto ad esplorare a fondo ogni aspetto della millenaria storia del Mar Mediterraneo.
Mediterraneo che è “un punto d’incontro tra tre contenti, dove sono nate le tre religioni più importanti, cioè il giudaismo, la cristianità e l’ebraismo, un mare che ha facilitato e facilita le connessioni, i collegamenti, facilitate proprio dalla natura particolare di questo mare, rispetto ai grandi spazi degli oceani” afferma Abulafia, che descrive il bacino come “un mare placido, non che sia un mare sempre calmo, ma è facile da attraversare, contrassegnato da isole che sono dei punti di sosta, alcune diventate importanti per la fusione di culture come la Sicilia, la Sardegna. Un mare con una forma lunga e stretta che gli ha dato questa importanza enorme”. Ma anche un mare che facilita commercio e diversificazione produttiva, con un’attività commerciale che, nonostante le varie ostilità registrate nel corso della storia, è sempre riuscita a superare le barriere.
Abulafia si esprime anche sulla situazione odierna, suggerendo che anche oggi il bacino mediterraneo può rappresentare il contesto perfetto per portare avanti la cooperazione tra continenti, popoli, culture. Nonostante, sottolinea il docente, ad oggi il Mediterraneo “molto frammentato”. “La frammentazione in passato era stata anche un po’ sanata, alcuni paesi, come la Spagna, avevano cercato di creare un Mediterraneo latino ma era evidente che questa cosa non sarebbe mai accaduta, molti paesi avrebbero cercato una identità diversa […] Quello che succede nel Mediterraneo oggi ha un’importanza globale enorme”, dice il docente invitando a pensare agli effetti internazionali del conflitto israelo-palestinese, ma non solo.
Nella conversazione il professore di Cambridge tocca anche il fenomeno delle migrazioni, un tema di oggi tanto quanto di ieri, poiché questo succedeva anche in passato. “L’Africa subsahariana ha subito un miglioramento del tenore di vita, ma i giovani partono ancora e attraversano il Mediterraneo per la mancanza di opportunità” o per la negazione di queste ultime, scandisce Abulafia ricordando quanto avvenuto poche anni fa con le Primavere Arabe. Le quali però, nonostante il loro esito, ricordano che un altro futuro, per tutte le sponde del Mediterraneo, è possibile anche grazie all’impegno di attori come l’Italia, che possono svolgere il ruolo di ponte su questo “Grande Mare”.