L’esito del voto odierno non determinerà solo i rapporti di forza in Parlamento, ma potrebbe riscrivere il futuro della leadership di Ishiba e mettere alla prova la tenuta della democrazia giapponese in un contesto segnato da sfide interne, tensioni regionali e nuove spinte ideologiche
Il Giappone è chiamato oggi alle urne per il rinnovo parziale della Camera dei Consiglieri, con un voto che potrebbe segnare un punto di svolta per il governo guidato da Shigeru Ishiba. In gioco, come anticipato nell’edizione del 9 luglio di “Indo-Pacfic Salad”, ci sono 125 dei 248 seggi della Camera Alta, ma l’impatto politico potrebbe essere ben più profondo: la coalizione di governo rischia infatti di perdere la maggioranza, come già accaduto alla Camera Bassa nell’ottobre 2024.
Sondaggi sfavorevoli per il governo
I dati diffusi nei giorni precedenti indicano una possibile debacle per il Partito Liberal Democratico (Ldp) e il suo alleato Komeito. Secondo il sondaggio Nikkei Asia del 16 luglio, la coalizione potrebbe fermarsi sotto la soglia dei 50 seggi, condizione necessaria per mantenere la maggioranza nella Camera Alta. Il partito di Ishiba è accreditato di meno di 40 seggi, mentre l’alleato di coalizione Komeito oscillerebbe sotto i 10. Il Partito Costituzionale Democratico (Cdp), all’opposizione, guidato da Yoshihiko Noda, dovrebbe guadagnare seggi rispetto ai 22 attuali, ma è la crescita del Partito Democratico per il Popolo (Pdp) e soprattutto del movimento Sanseito a preoccupare maggiormente gli equilibri politici.
Campagna segnata da inflazione e retorica nazionalista
L’aumento del costo della vita, in particolare del riso quasi raddoppiato nell’ultimo anno, è stato il principale tema di campagna. Ishiba, già in difficoltà per le elezioni anticipate del 2024 e coinvolto nello scandalo dei fondi neri emerso nel 2023, ha visto ulteriormente erodere la sua popolarità. Contro questo sfondo si è inserito il Sanseito, partito di estrema destra che ha fatto propria una retorica nazionalista e xenofoba, complottista e populista, diffondendo lo slogan “Prima i Giapponesi”. Nonostante i dati ufficiali mostrino un calo della criminalità straniera e della presenza irregolare nel paese, il messaggio del partito ha trovato eco soprattutto sui social media.
Un’opposizione frammentata, ma in crescita
La crescita delle opposizioni è evidente, ma la possibilità di una vera alternativa di governo resta lontana. Le forze anti-Ldp sono troppo eterogenee – dal centrosinistra del Cdp, al centrismo del Pdp, fino alla radicalità di Sanseito – per costituire un fronte coeso. Tuttavia, l’erosione dei consensi per dei liberal-democratici potrebbe costringere Ishiba a negoziare con forze esterne per garantire la governabilità, soprattutto in vista delle prossime sfide economiche e internazionali.
Conseguenze geopolitiche e instabilità interna
Una sconfitta oggi sarebbe la seconda in meno di un anno per Ishiba e potrebbe innescare una crisi interna al Ldp, con pressioni per un cambio di leadership. Sul piano internazionale, la crescente instabilità politica giapponese rischia di indebolire Tokyo nei delicati dossier globali: dalle tensioni con Cina, Russia e Corea del Nord, alle trattative sui dazi imposti dall’amministrazione Trump (25% su prodotti giapponesi, 50% su acciaio e alluminio, scadenza al primo agosto nonostante l’alleanza storica Tokyo-Washington, cruciale per gli Usa nell’Indo-Pacifico).
Economia sotto pressione
Nel frattempo, i mercati osservano con apprensione: yen volatile, inflazione superiore al 3% e salari reali in calo hanno aumentato il malcontento tra la popolazione. Le misure tampone adottate dal governo – come sussidi straordinari – sono state giudicate insufficienti, soprattutto rispetto alle proposte più radicali dell’opposizione, che punta su tagli fiscali mirati per il ceto medio.