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Il chip del futuro può essere energeticamente sostenibile. Come tutta l’IA

L’azienda Cloudflare sta testando i semiconduttori di ultima generazione prodotti dalla startup Positron, in grado di offrire alte prestazioni nel delicato processo di inferenza e di competere con quelli di Nvidia. L’ennesima dimostrazione di come adattare l’IA alla transizione verde è possibile, sebbene si parli di una creatura energivora

Che l’intelligenza artificiale sia una creatura energivora è storia nota. Da un rapporto dello scorso aprile pubblicato dall’IEA – International Energy Agency – era emerso che da qui al 2030 solo la domanda proveniente dai data center raddoppierà arrivando a circa 945 terawattora, superando il consumo odierno di un paese come il Giappone. Negli Stati Uniti rappresenterà quasi la metà della crescita domanda complessiva di elettricità, trainata dall’IA. In generale, nelle economie avanzate, l’aumento sarà del 20% entro la fine del decennio. Insomma, l’intelligenza artificiale sotto certi aspetti è poco in linea con la trasformazione green. E più il progresso andrà avanti, meno lo sarà. Per questo c’è chi sta pensando ad alternative sostenibile.

Come racconta il Wall Street Journal, l’azienda americana Cloudflare sta testando un chip che potrebbe rivoluzionare il settore. A produrlo è stata la startup Positron e l’obiettivo è di far risparmiare miliardi che altrimenti le aziende dovrebbero spendere per i costi energetici. La loro caratteristica è di essere estremamente efficienti nel processo di inferenza, ovvero la messa in pratica da parte di un modello riguardo ciò che ha imparato durante l’addestramento. Al momento, scrive il quotidiano finanziario, il leader indiscusso rimane Nvidia e molto probabilmente lo rimarrà per molto tempo. Ma questi semiconduttori di ultima generazione possono perlomeno rappresentare un’alternativa più che valida.

Positron vuole vedere bene come funzionino, prima di ordinarne un numero su larga scala. I primi responsi sembrano promettenti, potendo offrire prestazioni due o tre volte superiori per dollaro e da tre a sei volte per unità di energia.

Il discorso è che un chip, anche il più sostenibile, è sicuramente ben accetto ma difficilmente potrà risolvere i problemi delle aziende. Come sottolineato da Anthropic, il settore dell’intelligenza artificiale americano avrà bisogno di almeno 50 gigawatt entro il 2028, se vuole mantenere la leadership nel campo. Solo per fare un paragone: il massimo consumo energetico di New York è inferiore di circa un quinto. Motivo per cui servono investimenti.

Dunque IA e transizione ecologica sono agli opposti? Non è proprio così. A dirlo è anche un blog della Banca centrale europea, secondo cui le due voci possono dialogare tra di loro. Anzi, già lo fanno come dimostrano le nuove tecnologie a zero emissioni di carbonio. “L’intelligenza artificiale – si legge nel blog – ha il potenziale per aiutare a trovare materiali più efficienti per la produzione, migliorare la manutenzione delle batterie per una maggiore durata e valutare i rischi operativi in tempo reale. A lungo termine, le auto a guida autonoma basate sull’intelligenza artificiale potrebbero facilitare il car sharing, riducendo il numero totale delle auto e, di conseguenza, l’impatto ambientale della produzione automobilistica”.


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