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Il Pentagono accelera sulla cantieristica. Al via il primo appalto da 5 miliardi

Gli Stati Uniti stanno affrontando più di un grattacapo con la cantieristica, con ritardi che rischiano di indebolire le capacità operative della US Navy. Per far fronte a queste criticità, il Pentagono ha stanziato un primo maxi-contratto da 5 miliardi per sbloccare la produzione di componentistica essenziale. L’iniziativa si inserisce nella più ampia strategia di Donald Trump per rilanciare lo shipbuilding Made in Usa

Proseguono gli sforzi della Casa Bianca per rilanciare la cantieristica navale americana, un settore oggi rallentato da colli di bottiglia e ritardi che rischiano di compromettere la postura strategica degli Stati Uniti. A tal fine, il Pentagono ha annunciato l’assegnazione di un contratto da 5 miliardi di dollari per accelerare la produzione e la consegna di componentistica critica destinata alla flotta della US Navy.

Il contratto, noto come Maritime acquisition advancement contract (Maac), è stato affidato dalla Defense logistics agency (Dla) a sei aziende, tra cui SupplyCore, Asrc Federal e Fairwinds Technologies. L’obiettivo è fornire ai principali cantieri navali del Paese componenti ad alta priorità, fondamentali per sbloccare la catena produttiva. Si tratta di un accordo “indefinite-delivery/indefinite-quantity”, caratterizzato da una struttura flessibile con opzioni annuali fino a un massimo di 10 miliardi di dollari. “Questo strumento di contrattazione snellisce e riduce i tempi amministrativi”, ha affermato in un comunicato Elizabeth Allen, vicedirettore della Dla per la divisione Maritime. La formula è stata infatti pensata per ridurre i tempi burocratici e accelerare l’intero processo industriale legato al varo di nuovi vascelli, tema quantomai delicato per gli Usa oggigiorno.

L’annuncio arriva in un momento particolarmente complesso per il Pentagono, che deve fare i conti con ritardi cronici nella costruzione e nella manutenzione delle unità della Marina militare a stelle e strisce. I dati più recenti mostrano come nel 2024 la produzione effettiva di sottomarini Virginia sia calata a poco più di un’unità all’anno, ben lontano dalle due unità previste dai documenti programmatici della Difesa statunitense. I ritardi non riguardano solo i nuovi ordini, ma anche la manutenzione, come dimostra l’importante stanziamento di 989 milioni di dollari previsto nel bilancio del Pentagono per il 2026 per la modernizzazione di bacini di carenaggio con oltre un secolo di attività alle spalle.

La cantieristica rappresenta oggi un ulteriore palcoscenico nella competizione strategica tra grandi potenze. La Cina, infatti, continua a incrementare la sua capacità produttiva, varando nuove navi a ritmi che gli Stati Uniti faticano a eguagliare. In questo contesto, l’amministrazione repubblicana di Donald Trump ha sin da subito indicato il potenziamento dei cantieri come una top priority, sottolineando l’importanza di invertire una tendenza che minaccia le capacità di proiezione della Marina americana.

Sempre come evidenziato anche nella proposta di budget per la Difesa 2026, la cantieristica rimane un pilastro della deterrenza statunitense, insieme ad altre aree strategiche quali le tecnologie nucleari, lo spazio e i programmi ipersonici. Per recuperare terreno e garantire una maggiore efficienza, gli Stati Uniti stanno puntando anche sulla digitalizzazione dei processi produttivi, sull’adozione di tecnologie innovative come la stampa 3D e la realtà aumentata per la manutenzione, oltre a investire nel rafforzamento di una forza lavoro specializzata, elemento chiave per rendere l’intero sistema più agile e competitivo.


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