L’Italia considera la Croazia come un partner strategico, così come dimostrato ancora una volta sotto la presidenza del G7, perché il Paese è a tutti gli effetti la porta di accesso verso un’area nevralgica per le politiche europee, come i Balcani occidentali. Che la visita cada in un momento delicato lo dimostrano i temi affrontati, come sicurezza europea, crisi ucraina e allargamento Ue
La visita in Croazia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dal viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, offre lo spunto per rafforzare il legame storico con il paese membro di Ue e Nato, oltre ad allargare il paniere di riflessioni analitiche sul senso geopolitico dell’Adriatico, sui temi europei che gravitano tra Roma e Zagabria e sul nesso con le tematiche balcaniche. Nel mezzo un punto fisso, ovvero il ruolo dell’Italia di pivot nell’intera macro area che va da Trieste a Tirana, sia come soggetto in grado di favorire le politiche di riunificazione balcanica, sia come capofila nelle nuove dinamiche internazionali che si stanno sviluppando alla voce difesa e cooperazione. La visita del Presidente della Repubblica coincide con i dodici anni dall’ingresso della Croazia nell’Unione europea.
Il rapporto tra Italia e Croazia
L’Italia pesa la Croazia come un partner strategico, così come dimostrato ancora una volta sotto la presidenza del G7, perché il Paese è considerato a tutti gli effetti la porta di accesso verso un’area nevralgica per le politiche europee, come i Balcani occidentali. Che la visita cada in un momento delicato lo dimostrano i temi affrontati, come sicurezza europea, crisi ucraina e allargamento Ue ai Paesi balcanici. Tutti dossier che vedono l’Italia dare spunti e indirizzi, in maniera armonica rispetto al governo Ue e alle effettive esigenze del momento. Roma tra le altre cose sostiene l’ingresso del Paese nell’Ocse.
Solo la Germania fa meglio dell’Italia come partner commerciale della Croazia, dove operano importanti realtà italiane in settori chiave come energia, legno-arredamento, metallurgia, turismo, servizi marittimi e settore bancario. Esattamente un anno fa si è svolta la XVII edizione del Forum di Dubrovnik, evento internazionale promosso dal governo croato per approfondire i principali temi al centro della politica internazionale ed europea, con un focus su come l’Occidente può farvi fronte. Riflessioni andate in scena due mesi fa in occasione del Forum imprenditoriale Italia – Croazia, promosso a Zagabria dalla Farnesina in collaborazione con Ice Agenzia, alla presenza del ministro degli Esteri Antonio Tajani e del capo della diplomazia croata Gordan Grlić Radman. Inoltre da più di due anni la Croazia ha fatto ingresso nell’euro, un passo non scontato ma frutto di una serie di progressi oggettivi che Belgrado ha realizzato, come il completamento dell’ingresso nella zona Schengen.
Fra Roma e Zagabria
Immigrazione, rigassificatori ed Europa rappresentano il tris di temi che la stessa Giorgia Meloni ha ribadito in occasione dei suoi incontri con i vertici istituzionali croati. Nel novembre 2023 la premier ruppe un’assenza che durava da 20 anni, partendo proprio dalle tematiche tarate sul modello-Albania come paradigma da presentare agli alleati, suscitando l’interesse di Regno Unito e Germania. Nel campo energetico va segnalata la volontà di Croazia e Alto Adriatico di diventare un hub energetico di primaria importanza per l’approvvigionamento di gas naturale a vantaggio dell’Europa centro-orientale. Ciò in virtù del finanziamento da 50 milioni con cui la società Lng Croatia raddoppierà la capacità del rigassificatore off-shore dell’isola di Veglia con un doppio vantaggio: raggiungere l’autosufficienza e inviare il gas a Slovenia, Ungheria e Ucraina.
Infine sul processo di riunificazione la posizione dell’Italia è che bisogna lavorare per convincere anche gli Stati membri più scettici a dare un segnale che è molto importante per i Balcani occidentali anche in rapporto all’accesso dell’Ucraina e della Moldova, “ma senza dare segnali di corsie privilegiate”.
Il tema Balcani
Non sfuggirà che la stabilizzazione del costone balcanico non passa solo dalla diatriba tra Serbia e Kosovo, (senza dimenticare la crisi politica a Belgrado) ma anche dal dossier Bosnia Erzegovina dove tra l’altro è in visita ufficiale in queste ore il consigliere federale della Confederazione Svizzera Martin Pfister accompagnato dal segretario di Stato della politica di sicurezza, Markus Mäder. Difesa e allargamento, dunque, sono temi intrecciati, come dimostra nelle stesse ore la presenza in Bosnia-Erzegovina e Kosovo del generale di corpo d’armata Giovanni Maria Iannucci, Comandante Operativo di Vertice Interforze (COVI), che ha fatto il punto sulla presenza militare italiana nelle due regioni balcaniche. I militari italiani infatti sono impegnati nell’operazione Nato “Joint Enterprise” in Kosovo e nella European Union Force (Eufor) “Althea” in Bosnia-Erzegovina. Tra pochi giorni si celebreranno i 30 anni del genocidio di Srebrenica, mentre ancora si tumulano i resti delle vittime.
Tutto ciò per sottolineare come la situazione complessiva nella regione balcanica sia sotto stretta osservazione, sia dell’Ue, che della Nato e quindi dell’Italia a maggior ragione in un momento in cui guerre e difesa sono i punti cardinali su cui orientare strategie e analisi. In questa direzione va letto l’apporto che può offrire un Paese stabile come la Croazia, con cui l’Italia rafforza costantemente le relazioni.
Le parole di Mattarella
Incontrando il presidente della Repubblica di Croazia, Zoran Milanovic, il Capo dello Stato ha osservato che l’Europa è nata per assicurare a un continente dilaniato da secoli di guerre fratricide una prospettiva di pace, che nel continente europeo dura da quasi 80 anni, ed è una condizione che è anche un’offerta di modello al resto della comunità internazionale. “Questa della pace l’Unione Europea l’ha sempre coltivata e la mantiene, anche pensando alle esigenze di sicurezza che la condizione riguardano, ma pensando soprattutto alle forme di collaborazione nel mondo. Non a caso l’Unione Europea è al centro di una rete di rapporti commerciali aperti con tante parti del mondo, che creare interessi comuni garantisce un veicolo di pace. Questa vocazione di pace dell’Unione Europea è pienamente condivisa e sorretta da Croazia e Italia, con una concordia di obiettivi per ripristinare alla comunità internazionale in un momento così drammatico, così travagliato, con tante guerre angosciose, un modello di convivenza serena, che è stata turbata in questi ultimi anni”.