Con l’uso di droni il governo di Tripoli colpisce un covo usato dai trafficanti nella zona dove sono in corso scontri tra bande rivali che si contendono il traffico di esseri umani
Nelle prime ore del mattino, droni appartenenti al ministero della Difesa del Governo di Unità Nazionale libico hanno condotto raid aerei di precisione contro un presunto stabilimento utilizzato per la produzione di barche destinate all’immigrazione irregolare e al traffico di droga, nella città di Sabratha, nell’ovest della Libia.
Secondo una fonte ufficiale del ministero, l’operazione è stata eseguita con missili ad alta precisione e non ha causato danni collaterali. La fonte ha precisato che i droni utilizzati erano di tipo Akıncı, velivoli da combattimento avanzati di produzione turca, in grado di condurre operazioni a lungo raggio. Tuttavia un’altra fonte militare ha spiegato a Formiche.net che il drone utilizzato per il raid era un Bayraktar TB2, anch’esso di fabbricazione turca e ampiamente impiegato dall’esercito libico per operazioni di sorveglianza e targeting. Questo attacco rientra in una serie di operazioni condotte dalle autorità libiche negli ultimi anni contro le reti di traffico di esseri umani, carburante e droga, in particolare nella regione costiera occidentale. L’area occidentale della Libia è stata tra le principali zone oggetto di raid simili nel 2023, sullo sfondo delle crescenti pressioni europee e internazionali sulla Libia per contrastare l’immigrazione irregolare attraverso il Mediterraneo.
Secondo l’analista libico Ahmed Zaher, con l’operazione di oggi Tripoli non si limita a rispondere alle pressioni dell’Europa sul dossier migratorio, ma punta a ridurre l’influenza di Khalifa Haftar, che da tempo utilizza la gestione dei flussi migratori come leva politica e militare. “Questo attacco è una manovra dimostrativa, volta a mostrare credibilità internazionale, ma non ha un impatto strutturale significativo”, ha dichiarato Zaher a Fomriche.net. “Haftar mantiene una rete di controllo ben radicata e strumenti di legittimazione che non vengono scalfiti da operazioni di questo tipo”. Tuttavia, simili operazioni restano “manovre dimostrative, prive di un impatto strutturale significativo. Non sembrano in grado di modificare realmente l’equilibrio di potere sul terreno, dove Haftar continua a godere di una rete di controllo più ampia e di strumenti di legittimazione ben radicati”. Per Zaher, la soluzione alla crisi libica non risiede in interventi tattici, ma nella costruzione di “un’autorità transitoria forte, capace di ricostruire lo Stato su basi istituzionali solide, superando la logica della spartizione del potere e dei compromessi di breve periodo”.