L’Italia appare sempre più nel mirino della propaganda russa, anche in ragione della linea chiara espressa dal governo Meloni, dal Quirinale e da diversi esponenti istituzionali a sostegno dell’Ucraina. Ecco come il Cremlino accusa parte della leadership italiana di “russofobia”
Il Cremlino ha inserito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un elenco di personalità accusate di “russofobia”. Nella lista, di cui Decode39 ha ricevuto segnalazione da una fonte bulgara russòfona, compaiono anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro della Difesa Guido Crosetto. Il documento, pubblicato sul sito del Ministero degli Esteri russo, è presentato come una raccolta di “esempi di manifestazioni di russofobia” da parte di funzionari occidentali e ucraini.
Nel caso italiano, le accuse si basano su dichiarazioni critiche nei confronti della guerra in Ucraina. In particolare, viene citata la lectio magistralis tenuta da Mattarella a Marsiglia, in cui il Presidente ha paragonato l’aggressione russa ai piani del Terzo Reich. Secondo la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, queste parole rappresenterebbero una forma di “blasfemia”. Tajani e Crosetto sono invece menzionati per interviste rilasciate al Messaggero, sebbene in quelle conversazioni non compaiano riferimenti espliciti alla Russia.
L’iniziativa si inserisce in un contesto di crescente ostilità retorica da parte di Mosca. La stessa Zakharova ha proposto l’istituzione di una giornata internazionale contro la russofobia e, come evidenzia Repubblica, ha utilizzato pubblicamente il termine volgare ukokoshit, che in russo significa “mandare all’altro mondo”, o anche “uccidere”. La frase, rilanciata su Telegram, ha ottenuto oltre 340mila visualizzazioni e centinaia di reazioni, incluse risposte ironiche sotto forma di adesivi digitali.
Nel documento russo compaiono due elenchi distinti, uno per il 2024 e uno per il 2025. Oltre agli italiani, sono indicati altri funzionari occidentali e membri del “regime di Kyiv”, cui è dedicata una sezione a parte. Il paragrafo specifico sull’Italia – nel quale è incomprensibilmente inserito anche Stephane Sejourné, francese, vicepresidente esecutivo per la Prosperità e la strategia industriale della Commissione europea – conferma la rilevanza attribuita da Mosca alla postura assunta da Roma nel contesto internazionale.
Il significato politico dell’operazione è duplice. Da un lato, segnala un’escalation diplomatica e simbolica nei confronti dei Paesi europei più esposti nella critica alla guerra. Dall’altro, sembra rivolgersi soprattutto all’opinione pubblica interna russa, alimentando una narrativa di accerchiamento e ostilità. Non si può però escludere che una simile lista venga utilizzata come base per azioni ibride o ritorsioni simboliche nei confronti dei Paesi coinvolti.
In un momento in cui Vladimir Putin si aspettava una svolta a proprio favore grazie a un possibile cambio di strategia americana, l’irrigidimento di Washington ha reso la posizione russa ancora più aggressiva, anche sul piano simbolico e retorico, oltre che pratico.