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Spazio commerciale, la Nato accelera con i privati. Tutte le opportunità raccontate da Florissi

Di Marco Florissi

Con il suo nuovo documento strategico, la Nato apre al contributo strutturato del settore privato per rafforzare la propria postura nello spazio. La strategia punta su tecnologie commerciali, flessibilità operativa e rapidità di integrazione. Un cambio di paradigma ispirato al modello statunitense, che mira a consolidare resilienza, interoperabilità e superiorità tecnologica in un ambiente sempre più competitivo. Il punto del tenente colonnello Marco Florissi, ufficio Spazio del consigliere militare della presidenza del Consiglio

La Nato apre le porte al settore commerciale spaziale. Nasce così la Commercial Space Strategy, un cambio di passo che vede l’Alleanza Atlantica puntare sulla velocità e sull’innovazione privata per affrontare le nuove sfide nel dominio spaziale.

Presentata ed approvata ufficialmente durante il Vertice dell’Aja (24-25 giugno 2025), la strategia nasce dall’esigenza di rispondere rapidamente a minacce sempre più sofisticate e di integrare rapidamente capacità spaziali all’avanguardia, sfruttando le tecnologie offerte da aziende private che operano in modo agile e innovativo. La Nato, consapevole che le tradizionali procedure di procurement militare sono spesso inadeguate ad un ambiente spaziale che evolve a ritmi elevatissimi, ha scelto di affidarsi al dinamismo dei privati per rafforzare la propria capacità operativa.

La strategia segue una logica precisa: identificare, adottare e rendere rapidamente operative tecnologie commerciali: payload, costellazioni, servizi di comunicazione, sistemi di Ssa e di analisi dei dati di sorveglianza. Gli Stati Uniti hanno fatto da apripista con la loro “Commercial Integration Strategy” Cis, adottata da USSPACECOM da cui la Nato ha tratto ispirazione, intuendo il vantaggio competitivo di un approccio rapido ed integrato. La CIS prende atto che, nello Spazio, il vantaggio competitivo non deriva più solo da sistemi “government-owned”, ma dall’abilità di agganciare l’innovazione privata e trasformarla in potenza operativa. USSPACECOM struttura l’azione lungo tre assi: Identify & Advocate, Incorporate & Operationalize, Inform & Protect e ne fa il baricentro di una politica industriale, di fatto, capace di allineare requisiti operativi e investimenti.

Simile ma non identica, la strategia Nato identifica tre obiettivi chiave: primo, sfruttare con flessibilità le soluzioni commerciali esistenti per rispondere rapidamente alle esigenze operative, evitando dipendenze pericolose da singoli fornitori o tecnologie specifiche; secondo, assicurare un accesso continuo ai servizi spaziali commerciali in ogni scenario anche di crisi e conflitto, preservando così la superiorità operativa in uno Spazio sempre più congestionato; infine, semplificare e rendere coerenti le interazioni tra Nato e settore commerciale, creando un punto unico di contatto (Commercial Space Integration Office/Cell) che faciliti la comprensione reciproca delle esigenze (needs & requirements).

Questa evoluzione apre opportunità importanti: per le startup e le aziende innovative, rappresenta una corsia preferenziale per entrare rapidamente nei programmi di difesa. Per gli operatori storici del settore spaziale, implica nuovi ruoli in architetture ibride e piattaforme dual-use. Per le forze militari alleate, significa maggiore resilienza, innovazione accelerata e successo delle missioni, specialmente in scenari di crisi.

Adottare un approccio “Exploit-Buy-Build”, sfruttando le soluzioni già disponibili sul mercato, anteponendo la rapidità nell’acquisizione, diventa il criterio chiave per mantenere un vantaggio competitivo. Solo attraverso un ciclo costante di sperimentazione e integrazione rapida si potranno trasformare le innovazioni commerciali in autentica superiorità operativa.

In sintesi, la Nato Commercial Space Strategy rappresenta un passo decisivo in un futuro in cui la collaborazione pubblico-privata diventa essenziale per mantenere l’Alleanza al passo con le sfide di sicurezza globale ed una scelta strategica che conferma lo Spazio come il cuore della competizione geopolitica del ventunesimo secolo.

 


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