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Sul quantum l’Europa deve diventare grande. La strategia di Bruxelles

La strategia pubblicata qualche giorno fa da Bruxelles parla chiaro: bisogna costruire un’industria capace di trainare l’Ue su una delle tecnologie più importanti. Si parte da una base forte, a cui però c’è necessità di dare seguito per essere davvero competitivi

Diventare un modello del quantum entro la fine del decennio. L’Unione europea intende riuscirci attraverso la strategia pubblicata qualche giorno fa, con cui vuole diventare leader mondiale del settore. Già dal giugno del 2019, con la firma sulla dichiarazione EuroQCI (un’iniziativa sull’infrastruttura quantistica), gli Stati membri avevano deciso di collaborare sul tema. “Con il quantum”, scrive la Commissione europea, “saremo in grado di guardare lontano sotto terra o sotto il mare ed eseguire computazionali complessi, come la modellazione di reazioni biomolecorali e chimiche, che i supercomputer più potenti non possono attualmente gestire. Quantum ci aiuterà a inviare informazioni sensibili in modo sicuro ovunque e a diagnosticare le malattie in modo più rapido e accurato”.

La strategia si basa sulle eccellenze europee già esistenti e si articola in cinque assi fondamentali. Al primo c’è la Ricerca e l’innovazione, punto di partenza imprescindibile; il secondo prevede di sviluppare hub infrastrutturali in grado di supportare la produzione, la progettazione e lo sviluppo di applicazioni; il terzo punto si concentra il rafforzamento delle catene di approvvigionamento e l’industrializzazione delle tecnologie quantistiche, da raggiungere attraverso investimenti nell’ecosistema tecnologico europeo; il quarto punto intende integrare capacità quantistiche sicure e sovrane nelle strategie europee in materia di spazio, sicurezza e difesa; da ultimo, con il quinto pilastro si vuole costruire un forza lavoro diversificata in tutta l’Ue, grazie all’istruzione e alla libertà di movimento.

La sfida più difficile, ma anche la più importante da vincere, riguarda la messa in pratica di quanto buono costruito finora. L’Unione europea vanta una grande storia nella ricerca quantistica, mentre il passo in avanti che è chiamata a compiere riguarda la costruzione di una rete industriale che sappia concretizzare le ricerche. Per questo, ormai sette anni fa, era stata lanciata l’iniziativa Quantum Technologies Flagship, un piano da 1 miliardo di dollari per portare avanti la collaborazione tra istituti, industria e finanziatori. Lo scorso 23 giugno, a Bruxelles festeggiavano l’arrivo del primo supercomputer. È stato inaugurato al Poznan Supercomputing and Networking Center, in Polonia, ed ha segnato un punto di svolta importante.

Nel 2022 erano stati scelti 6 siti in tutto il territorio comunitario – Repubblica Ceca, Germania, Spagna, Francia, Italia e appunto Polonia – con un investimento da 100 milioni di euro, di cui la metà attinti dal budget europeo e metà da quelli degli Stati partecipanti. Ma il supercomputing è un grande passo a cui bisogna dare un seguito: industriale, come detto, ma anche culturale. Il quantum è una novità talmente radicale che pensare di ragionare con i vecchi metodi sarebbe un autogoal.


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