I due colossi hanno chiuso una partnership sui semiconduttori da 16,5 miliardi di dollari. L’azienda sudcoreana provvederà per i prossimi 8 anni a fornire i suoi AI6 alla società di Elon Musk attraverso un nuovo stabilimento in Texas, provando così a lasciarsi alle spalle il momento negativo che le accomuna. Rispondendo anche ai desiderata di Donald Trump, che vuole rendere gli Usa l’avanguardia tecnologica mondiale
“Il nuovo gigantesco stabilimento Samsung in Texas sarà dedicato alla produzione del chip AI6 di nuova generazione di Tesla”. Quando a dare la conferma è il diretto interessato, allora c’è da crederci. Lunedì Elon Musk ha dato l’annuncio di un accordo tra la sua Tesla e Samsung Electronics, che garantirà la fornitura di semiconduttori all’azienda automobilistica. Un’operazione complessiva da 16,5 miliardi di dollari, ma la produzione salirà notevolmente, per una partnership che partirà il prossimo 24 luglio durerà 8 anni, fino al termine del 2033. “L’importanza strategica di questa decisione è difficile da sopravvalutare”, continua Musk in una serie di post pubblicati su X. “Mi impegnerò personalmente ad accelerare il ritmo dei progressi. E lo stabilimento è situato in una posizione ideale, non lontano da casa mia”. E da quello di Tesla, visto che ha sede ad Austin – dopo essersi spostata dalla California.
Inizialmente, Samsung non aveva fatto il nome della controparte dell’accordo. Si era limitata a parlare di una “grande azienda globale”, e Tesla risponde a tutti gli effetti a questo identikit. Il presidente della società sudcoreana, Jay Y. Lee, è partito quest’oggi con una aereo diretto a Washington per un viaggio di affari. Facile dunque immaginare di cosa parlerà, sebbene dal governo di Seul mantengono le bocche cucite. I suoi funzionari sono impegnati a strappare a Donald Trump un accordo commerciale quanto più possibile equo, per evitare di avere dazi troppo impattanti sulle proprie merci.
Ad ogni modo, quando Musk parla di strategicità di questo accordo, ha ben ragione. C’è da dire che la sua creatura, Tesla, non sta affatto vivendo un bel momento. Il calo delle vendite ha comportato un -16% negli utili e un -12% nel fatturato, ma la tendenza negativa è dovuta anche al One Big Beautiful Bill di Trump, che ha tagliato diversi sussidi governativi. “Siamo in questo strano periodo di transizione in cui perderemo molti incentivi negli Stati Uniti”, sintetizza Musk avvertendo che “potremmo probabilmente avere qualche trimestre difficile. Non dico che sarà così, ma potrebbe esserlo”. Un accordo non può salvare l’intera baracca – che di certo non sta affondando, al massimo naviga in acque agitate – ma sicuramente aiuta.
Storia (non del tutto) simile a quella di Samsung, che cerca di recuperare terreno dalla rivale TSMC, leader al momento indiscussa del mercato dei chip. A inizio luglio, l’azienda sudcoreana aveva ammesso un calo del 56% su base annua del proprio utile operativo in vista del secondo trimestre. Il motivo erano i limiti all’export imposti dagli Stati Uniti, che impediscono esportazioni verso la Cina delle proprie componenti tecnologiche.
Tuttavia, aprendo un proprio stabilimento in territorio americano, risponde esattamente alla richiesta del tycoon di spostare negli Usa la produzione. La questione interessa anche Tesla, che in questo modo riduce la possibilità di vedersi restringere o interrompere la propria catena di approvvigionamento. Da ultimo, l’America. Se l’obiettivo è quello di rendersi indipendenti, scollegandosi anche da Taiwan per via delle turbolenze con la Cina (che proprio oggi riafferma di “non tollerare interferenze esterne”), allora l’accordo tra Tesla e Samsung era proprio quello che ci voleva.