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Un drone marittimo con capacità anti-missile. Ecco l’ultimo bando della US Navy

La Marina americana accelera sul fronte dei droni navali con un bando per sviluppare un nuovo USV containerizzato ad alta capacità, pensato sia per supportare le navi con equipaggio che per agire autonomamente. Un passo avanti importante per colmare il gap con Pechino, che sembra essere in vantaggio in questo settore

Dal Pentagono arrivano novità per quel che riguarda gli Unmanned Surface Vessels (Usv). La Us Navy ha pubblicato un nuovo bando per sviluppare nuovo tipo di drone marino all’interno del programma denominato Modular Attack Surface Craft (Masc), che mira a realizzare una piattaforma ad alta capacità, lunga autonomia e capace di ospitare carichi modulari in container, con la funzione di “supportare le navi con equipaggio a bordo” ma anche di “operare indipendentemente”.

Il bando, pubblicato lo scorso lunedì, identifica tre diverse tipologie di veicolo unmanned. Tra queste quella che più coincide con i requisiti operativi richiesti dalla marina statunitense è una nave senza equipaggio capace di trasportare più di quattro container Iso con dimensioni di 40 piedi, mantenendo una velocità di crociera di 25 nodi per un massimo di 2.500 miglia nautiche, anche in condizioni di mare forza 4. Le dimensioni non sembrano essere casuali: gli analisti militari evidenziano come esse combacino con le dimensioni del sistema anti-missile balistico impiegato dalla Us Navy, il Mark 70 Mod 1 Payload Delivery System sviluppato e prodotto dalla Lockheed Martin, già montati sulle Littoral Combat Ships per incrementare la loro potenza di fuoco e impiegati in dei test condotti con gli Usv della Ghost Fleet Overlord.

Il prototipo della Modular Attack Surface Craft dovrà essere completato entro 18 mesi dall’assegnazione del contratto, e includere tutti i sottosistemi fondamentali come software di comando, controllo e autonomia. La Marina ha anche specificato che il design della piattaforma non dovrà essere “esclusivo”, ma basato su standard commerciali per facilitarne la costruzione, la manutenzione e la produzione su larga scala in diversi cantieri navali. Le specifiche prevedono inoltre compatibilità con partner e alleati, sia per favorire le vendite militari all’estero, sia per garantire conformità con le normative internazionali sugli armamenti.

Il nuovo programma si inserisce nel contesto di crescente attenzione che Washington sta rivolgendo agli Usv per rafforzare la propria presenza marittima nell’Indo-Pacifico, in particolare per contrastare l’espansione della Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese. Ma anche quest’ultima negli ultimi anni ha dimostrato un forte interesse nello sviluppo di capacità unmanned, interesse che sembra la abbia portato a guadagnare un vantaggio relativo rispetto agli Stati Uniti.

Pechino ha infatti realizzato droni di superficie estremamente complessi. Tra questi spicca senza dubbio il Jari Usv-A “Orca”,  il cui primo prototipo completo è stato individuato dall’analista open source Tom Shugart nell’ottobre del 2024, prima della sua presentazione ufficiale avvenuta il mese successivo allo Zhuhai Airshow. Armato con un numero di celle Vertical Launch Systems che varia da 4 a 12, due tubi lanciasiluri leggeri, una postazione di fuoco a controllo remoto e missili di difesa aerea Hq-10, ed equipaggiato con radar Aesa, un drone volante a decollo verticale e la possibilità di ospitare altri droni sottomarini, il drone sviluppato dalla China State Shipbuilding Company è al momento il più grande Usv mai realizzato. Con i sessanta metri di lunghezza, esso è paragonabile ad una nave di piccola dimensione, tant’è che il Global Times lo ha definito un “un cacciatopediniere-Aegis (riferendosi alla classe Arleigh Burke) in miniatura”.

In base alle informazioni disponibili, gli Usa sembrano essere ben lontani da testare prototipi di queste dimensioni e con simili sistemi d’arma. Una possibile spiegazione potrebbe essere una diversa tipologia di impiego per i droni di superficie nella visione della Us Navy, che potrebbe concepire gli Usv più in funzione di “estensione” del singolo vascello (come una sorta di “loyal wingman” marittimo) piuttosto che vederli come unità autonome, un ruolo che sistemi unmanned del calibro dell’Orca sembrano molto più adatti a ricoprire.


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