Si vis pacem…yǔ Pǔjīng hé XíJìnpíng huìmiàn, incontra Putin e Xi Jinping. Così a Pechino traducono il motto latino per spiegare il senso dell’iniziativa del leader cinese di promuovere un’incontro fra i Presidenti di Stati Uniti, Russia e Cina. L’analisi di Gianfranco D’Anna
Una nuova Yalta fra le superpotenze nucleari? Quello che, secondo il Times, starebbe cercando di organizzare il presidente cinese Xi Jinping che si propone di ospitare Trump e Putin a pechino il 3 settembre in occasione delle celebrazioni la fine della Seconda Guerra Mondiale. Il vertice trilaterale e “l’immagine dei leader cinese, russo e americano uniti potrebbe essere un potente messaggio di pace e stabilità”, ha affermato Jin Canrong, un commentatore nazionalista cinese, in una dichiarazione al Times.
Così come nel febbraio del 1945 a Yalta, quando Roosevelt, Churchill e Stalin decisero gli assetti europei del dopo guerra e l’istituzione dell’Onu, 80 anni dopo a Pechino con l’emergente Cina al posto della Gran Bretagna i leader mondiali potrebbero valutare l’appianamento delle profonde divergenze reciproche su dazi, guerre commerciali ed i conflitti in corso in Ucraina e Medio Oriente. Per quanto riguarda l’Ucraina l’eventuale vertice di Pechino coinciderebbe con la scadenza dei 50 giorni che Trump ha dato a Putin per trovare una via d’uscita al conflitto con Kyiv.
Secondo gli analisti di strategie politico militari, per Xi Jinping la celebrazione del 3 settembre rappresenterebbe un’opportunità per sottolineare la solidarietà con gli alleati nell’ultimo conflitto mondiale, in particolare gli Stati Uniti che collaborarono strettamente con la Cina quando entrambi vennero attaccati dal Giappone. Ma c’è chi osserva che l’evento potrebbe anche servire a Xi per distogliere l’attenzione nazionale dalle questioni di politica interna, tra cui il rallentamento della crescita economica.
“Una visita in Cina e un incontro con Putin e Xi farebbero leva sull’approccio molto personale di Trump alla leadership. Rassicurerebbe anche Xi e Putin, che vedrebbero il vertice di Pechino come un modo per controllare sia l’agenda che il messaggio politico”, scrive il Times. Resta da vedere se Trump non si senta preso in contropiede e a settembre sia ancora in mezzo al guado del marasma fra dazi e conflitti nell’est europeo ed in Medio Oriente e sia disposto a lasciare l’iniziativa alla Cina.
Finora il tycoon ha quotidianamente scartato in tutte le direzioni come un cavallo selvaggio, prediligendo fughe in avanti e successive messe a punto.
Il repentino “non ne sappiamo nulla Cremlino” dettato dal portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov all’agenzia di stampa Tass, lascia pensare che il Presidente russo non voglia insospettire Trump, circa l’intesa preventiva con Xi Jinping e attendere la risposte della casa Bianca all’invito cinese.
In ogni caso, tutto dipenderà dagli accordi ed i compromessi che, eventualmente, potrebbero essere raggiunti in precedenza nel corso di trattative segrete fra Washington, Pechino e Mosca. Impossibile se Putin continuerà a bombardare e a tentare di invadere l’Ucraina, e Xi a minacciare Taiwan con ossessive manovre aereo navali.