C’è stato un chiaro confronto in questi giorni tra il vertice di Washington sul dossier ucraino e il riavvicinamento tra Cina e India a Nuova Delhi: due mosse che rivelano traiettorie opposte della diplomazia globale. Secondo il sinologo Sisci, il dialogo sino-indiano offre a Mosca nuovo spazio di manovra e rilancia l’ipotesi di un asse Russia-India-Cina, complicando la strategia occidentale verso la Russia
Nel suo ultimo articolo per l’Appia Institute, il sinologo Francesco Sisci mette a confronto due movimenti paralleli della diplomazia internazionale: da un lato, il vertice a Washington tra Donald Trump, Volodymyr Zelensky e alcuni leader europei, volto a rafforzare il fronte occidentale e definire un percorso realistico verso la pace in Ucraina; dall’altro, la visita a Nuova Delhi del consigliere di Stato cinese Wang Yi, che ha segnato una ripresa dei rapporti tra Cina e India.
Secondo Sisci, se l’incontro negli Stati Uniti aveva obiettivi chiari e concreti, quello in India presentava contorni più sfumati ma non meno significativi: due giganti demografici ed economici, che insieme rappresentano il 40% della popolazione mondiale, hanno scelto di riavvicinarsi nonostante il peso di un passato fatto di diffidenze, rivalità e persino conflitti armati. I segnali sono stati concreti: riapertura di voli diretti, visti per giornalisti, facilitazioni negli scambi culturali ed economici.
Il messaggio politico, osserva Sisci, è duplice. Da una parte, l’India riconosce che, pur diffidando di Pechino per le sue relazioni con i Paesi vicini (dal Pakistan al Myanmar), ha bisogno di un’interlocuzione con la Cina per bilanciare pressioni occidentali, comprese le nuove misure tariffarie americane. Dall’altra, la Cina coglie l’occasione per offrire a Mosca un sostegno indiretto in un momento delicato: un eventuale riavvicinamento indo-cinese complica infatti il tentativo occidentale di separare la Russia dal suo abbraccio con Pechino.
Sisci ricorda come l’idea di una cooperazione strutturata tra Cina e India — il progetto “ChIndia” — fosse già emersa nei primi anni 2000, per poi arenarsi. Oggi, però, un nuovo scenario si profila: l’India non abbandonerà il Quad, né i suoi accordi con UE, Regno Unito e Giappone, ma un rafforzamento del dialogo con Pechino darebbe più spazio a Mosca in Asia e potrebbe rilanciare l’ipotesi di una piattaforma trilaterale Russia-India-Cina (RIC), teorizzata già trent’anni fa dall’ex ministro degli Esteri russo Evgenij Primakov, e analizzata su queste colonne da Vas Shenoy.
Nel quadro delineato da Sisci, la diplomazia si configura come un grande gioco di Go, dove ogni mossa è volta a circondare l’avversario evitando al contempo di essere circondati. La partita, nota il sinologo, è tutt’altro che conclusa: mentre Washington cerca di stringere il cerchio intorno a Mosca, Pechino dimostra la capacità di infilarsi in ogni spiraglio lasciato aperto dagli Stati Uniti e dai loro alleati.