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Dall’Africa al Tatarstan. Così la Russia cerca forza-lavoro per le sue industrie

La Russia cerca manodopera giovane in Africa per sostenere la propria industria in tempo di guerra, e lo fa con metodi alquanto fumosi. Le autorità sudafricane hanno aperto un’indagine dopo la denuncia di diverse organizzazioni indipendenti secondo cui molte ragazze reclutate con promesse di lavoro nell’edilizia o nell’ospitalità sarebbero in realtà impiegate nella catena produttiva dei droni militari

La Russia sembra cercare nuove “Betty the Riveter” all’estero, e in particolare nel continente africano. Le autorità del Sud Africa hanno infatti avviato un’indagine sulle attività di reclutamento condotte da alcune società russe e mirate ad assumere giovani donne africane per colmare la carenza di manodopera in Russia. Tra i principali soggetti coinvolti figura l’Alabuga Special Economic Zone, un polo industriale situato in Tatarstan noto per la produzione dei droni militari Shahed-136 impiegati in modo estensivo nella guerra in Ucraina.

Secondo quanto riportato da Bloomberg, il programma di assunzioni è stato portato avanti anche sfruttando collegamenti e partnership con organizzazioni che si fregiano del “marchio Brics”. Come ad esempio il capitolo sudafricano della Brics Women’s Business Alliance, che avrebbe degli accordi con Alabuga e con l’impresa edilizia Etalonstroi Ural per fornire complessivamente 5.600 lavoratrici nel 2026. L’iniziativa era stata preceduta da annunci pubblicati dalla Brics Student Commission sudafricana, che offrivano impieghi nei settori dell’edilizia e dell’ospitalità destinati a ragazze tra i 18 e i 22 anni, con influencer locali hanno rilanciato la campagna attraverso Instagram e TikTok.

Tuttavia, diverse inchieste indipendenti hanno sollevato pesanti sospetti. Rapporti come quello dell’Institute for Science and International Security (Isis) e della Global Initiative Against Transnational Crime, denunciano che molte delle donne reclutate sarebbero state indirizzate al lavoro di assemblaggio dei droni presso gli stabilimenti di Alabuga, senza esserne state informate in precedenza. Secondo lo stesso Isis, circa il 90% delle giovani inviate al polo industriale finirebbe impiegato nella catena produttiva dei droni kamikaze.

Le accuse hanno spinto il governo di Pretoria a dichiarare di voler verificare se le offerte di lavoro siano coerenti con le finalità dichiarate. “Il governo sudafricano sta attivamente indagando sui programmi esteri che reclutano cittadini con false promesse”, ha affermato il Dipartimento per le Relazioni Internazionali e la Cooperazione. Una convocazione ufficiale dei rappresentanti diplomatici russi non è esclusa.

Dal canto loro, i promotori del programma negano ogni irregolarità. “Non ci sono molte prove concrete che le persone che vanno lì soffrano”, ha dichiarato Thembehlile Mpungose, segretario generale della Brics Student Commission, “Siamo poveri e abbiamo bisogno di opportunità. Non stiamo mandando lì delle persone per costruire droni”. Allo stesso modo, i responsabili dell’Alabuga Economic Zone hanno negato che lavoratrici africane siano impiegate negli impianti di droni, presentando i progetti promossi come occasioni di empowerment femminile.


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