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La Nato tutta al 2%. Stati Uniti primi, Polonia record in Europa, Italia al 2,01% del Pil

Nel 2025 tutti i Paesi della Nato raggiungono l’obiettivo del 2% del Pil per la spesa militare. L’Italia va oltre il raddoppio del budget dal 2014, superando i 45 miliardi di euro. La spesa media dell’Alleanza sale al 2,76%, consolidando il rafforzamento della sua postura difensiva

Tutti i Paesi membri della Nato hanno raggiunto nel 2025 il traguardo della spesa militare pari almeno al 2% del Pil, segnando un ulteriore rafforzamento della postura difensiva dell’Alleanza Atlantica. Lo evidenziano i dati aggiornati fino a giugno 2025 pubblicati dall’Alleanza, basati sulle informazioni standardizzate fornite dai ministeri della Difesa nazionali.

L’Italia si colloca nella media europea, con una spesa militare di oltre 45 miliardi di euro, pari al 2,01% del Pil, più del doppio rispetto ai circa 18 miliardi del 2014. Un balzo che riflette l’implementazione dei piani di modernizzazione e la crescente enfasi sulla capacità operativa delle Forze Armate italiane.

Gli Stati Uniti restano il principale finanziatore della difesa nella Nato, con circa 980 miliardi di dollari (circa 900 miliardi di euro), pari al 3,22% del Pil. Tra le principali economie europee, il Regno Unito spende 90,5 miliardi di euro (2,40% del Pil), la Francia 66,5 miliardi (2,05%), mentre la Germania, con dati del 2024, si attesta a 93,7 miliardi (2%). La Spagna registra 33,1 miliardi (2%), i Paesi Bassi 26,1 miliardi (2,49%).

A livello europeo, spicca la Polonia, con un investimento record pari al 4,48% del Pil (44,3 miliardi di euro), seguita da Lituania (4%), Lettonia (3,73%), Estonia (3,38%), Grecia (2,85%), Norvegia (3,35%) e Danimarca (3,22%).

La spesa media complessiva della Nato si attesta nel 2025 al 2,76% del Pil, in crescita rispetto al 2,61% del 2024 e al 2,44% del 2023. Per Europa e Canada l’indicatore sale al 2,27%, rispetto all’1,99% dello scorso anno e all’1,74% del 2023.

I dati comprendono pagamenti effettuati o previsti dai governi nel corso dell’anno fiscale per far fronte ai bisogni delle forze armate nazionali e dell’Alleanza stessa, sulla base di bilanci, proiezioni macroeconomiche di Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Ocse.

L’aumento dei bilanci europei negli ultimi anni è finalizzato a supportare i piani di investimento militare, ma ancora non sufficiente per arrivare alle capacità del contributo statunitense. Anche con ulteriori fondi, la capacità produttiva dell’industria europea della difesa incontra limiti significativi nel colmare i deficit esistenti.

In ultima analisi, il dato italiano assume un significato particolare anche in chiave geopolitica, con Roma che consolida la propria posizione all’interno dell’Alleanza, tra l’espansione della presenza militare in Europa orientale e la partecipazione a programmi multinazionali di rinnovamento dei sistemi d’arma, dai carri armati ai droni.


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