Skip to main content

La nemesi di Baudo che seppellisce Rai ed emittenza privata

Dirette tv e cordoglio nazionale sono soltanto la punta dell’iceberg del vuoto che si percepisce nel mondo della televisione pubblica e privata e della struggente nostalgia per l’artefice dell’evoluzione culturale e sociologica dell’etere. L’analisi di Gianfranco D’Anna

La nemesi di Pippo Baudo è l’eclisse della Rai. Primo fra tutti i protagonisti della Tv per genialità, capacità e umanità ed un anno luce d’anticipo nell’esprit de finesse dell’etere, l’addio al numero uno forever and ever  Baudo ed il pellegrinaggio collettivo ai suoi funerali nazional popolari, che nonostante il generale agosto registrano già un’audience superiore alle esequie di un papa, seppelliscono e trasfigurano la definitiva scomparsa della storica ed irripetibile Radio Televisione Italiana.

La gloriosa ed epica Rai delle origini, protagonista molto più della retorica risorgimentale, dell’effettiva unità d’Italia. Una unità nazionale anche linguistica consacrata attraverso lo schermo da trasmissioni storiche fondamentali quali “Lascia e raddoppia”, il Telegiornale, “Non è mai troppo tardi”, “La Tv dei Ragazzi”, “Campanile sera”, “Viaggio nella valle del Po”, “Processo alla tappa”, il Festival di Sanremo, Canzonissima, Studio Uno, gli sceneggiati, TV 7 e tante altre trasmissioni leggendarie.

Una leggenda sulla quale si innesta il volto, lo spessore culturale e l’anima della televisione incarnatasi per oltre 60 anni nella Pippo Baudo story, il conduttore per antonomasia progressivamente assurto al ruolo di Sommo Pontefice di Santa Tv.

Nella memoria culturale e della critica radiotelevisiva, Baudo impersonifica visivamente con gli immortali ologrammi di un’infinità di palpitanti repliche, un termine di paragone enciclopedico e un modello di televisione intellettualmente onesta che ha fatto, e continuerà a fare, scuola rispetto a tutta l’aggressività tragediatrice e morbosa di format spudorati, che incitano all’odio e stravolgono le coscienze.

Sarà studiato ed emulato da molti. Ma l’essenza della sua esperienza rimane unica, perché come per tutti i grandi protagonisti dello spettacolo per Pippo Baudo, l’”esprit” sostanziale della televisione era il “come”, non il “cosa”.

Lascia un’enorme e prestigiosa eredità che rappresenta lo spirito ed il fondamento del servizio pubblico. Un’eredità sulla quale si gioca la credibilità e probabilmente la stessa sopravvivenza di un’azienda ostaggio della politica.

Perché, inutile girarci attorno, la nemesi di Pippo Baudo lascia intravedere il tracollo degli epigoni Rai e, in parte, dell’emittenza commerciale assediata dal web.


×

Iscriviti alla newsletter